Il miraggio a 5 Stelle

martedì 7 giugno 2016


A quanto pare, a meno di improbabili ribaltamenti nel ballottaggio, Roma potrà vivere l’esperienza inedita di un sindaco a 5 Stelle. D’altro canto, non è solo il grande distacco che Virginia Raggi ha inflitto al mite Roberto Giachetti al primo turno che la rende favorita, ma è ancora una volta il vento della cosiddetta antipolitica - che antipolitica non è - che sta gonfiando le vele dei grillini. La linea di fondo di questo non-partito si basa su almeno tre elementi assolutamente illusori: la democrazia diretta, l’onesta diversità rispetto alla classe politica tradizionale e, come diretta conseguenza di ciò, un governo migliore diretta emanazione del cittadino comune.

In estrema sintesi, immaginando di dare tutto il potere ai soviet dell’uomo della strada, i pentastellati costituiscono a mio avviso l’ultimo grido di una certa parte del Paese, oramai maggioritaria, che pretende ancor più assistenzialismo, purché esso accontenti tutti e meglio. Non a caso il famigerato reddito di cittadinanza continua a rappresentare il cavallo di battaglia del Movimento Cinque Stelle.

Ora però, al di là degli slogan e delle asserzioni da bar dello sport, la Raggi potrebbe trovarsi a toccare con mano i colossali problemi di una Capitale d’Italia la quale, per molti versi, rappresenta la summa di tutti i vizi nazionali. Una città affetta da tante e tali disfunzioni sistemiche, a cominciare da una viabilità da Quarto Mondo, al cui cospetto l’onesto velleitarismo dei grillini fa abbastanza sorridere. E sotto questo profilo la mission impossible di una Virginia Raggi sindachessa, così come alcuni attenti osservatori rilevarono a suo tempo, rischia di favorire un rapido declino nella ditta gestita da Grillo a dalla Casaleggio associati, svelando al popolo italiano che nessuno possiede la bacchetta magica per risolvere l’irrisolvibile. Staremo a vedere.


di Claudio Romiti