I lager altra faccia dei salvataggi in mare

venerdì 27 maggio 2016


È un Paese di cialtroni quello che si commuove per il salvataggio di seicento naufraghi caduti dal barcone rovesciato, piange per la morte dei genitori della bimba di nove mesi strappata al mare, si esalta per le imprese umanitarie della Marina Militare, si bea della propria bontà e generosità e rifiuta di prendere atto che da oggi in poi quei seicento salvati dalle acque, insieme alle altre migliaia di profughi che sbarcano quotidianamente sulle nostre coste, finiranno in un inferno addirittura peggiore di quello da cui sono fuggiti.

L’altra faccia del salvataggio virtuoso in mare è infatti l’ammassamento orrendo dei migranti dentro aree recintate che vengono definite ipocritamente centri d’accoglienza, ma che sono semplicemente dei campi di concentramento. L’altra faccia dei salvataggi, infatti, sono i lager. Dove i profughi vengono sicuramente vestiti e sfamati ma dove rimangono chiusi per mesi in una sorta di carcerazione imposta non da qualche legge, ma solo dalla ottusa incapacità del governo italiano e di quelli europei di affrontare in maniera concreta il problema dell’immigrazione di massa dall’Africa e dal Medio Oriente.

La vera emergenza, che produrrà effetti nefasti nel tempo, non è quella della raccolta in mare dei naufraghi e neppure quella della prima accoglienza ma è quella dell’inserimento successivo dei profughi nelle società europee. Quanti di loro potranno essere inseriti ed integrati in maniera corretta evitando che diventino l’ultimo gradino della scala sociale destinato a riempire dei ghetti da dove si esce solo trasmigrando nella malavita organizzata? Ed in quale modo e quando questo processo di integrazione potrà essere realizzato?

Al momento i lager anzidetti ipocritamente centri d’accoglienza ospitano più di 120mila profughi. Questo numero aumenta ad un ritmo di quasi diecimila unità ogni settimana. Alla fine dell’estate i centoventimila risulteranno raddoppiati provocando un inevitabile allargamento e moltiplicazione dei campi di concentramento. La popolazione di questi centri è composta in gran parte da giovani di sesso maschile senza famiglia e privi dell’istruzione necessaria per sperare in un rapido e dignitoso inserimento nel tessuto sociale del Paese. Nell’ipotesi migliore il loro futuro è quello di finire in un sottoproletariato sfruttato ed osteggiato. Nella peggiore è di diventare il bacino inesauribile della criminalità. In un caso o nell’altro sono una bomba che oggi viene nascosta dall’ignavia e dalla incapacità dei governi, ma che è destinata fatalmente a scoppiare nei prossimi anni provocando tensioni mai vissute nelle società europee.

Non esistono ricette miracolistiche in grado di sciogliere un problema del genere. Di sicuro, però, ignorarlo pervicacemente limitandosi a compiacersi per i salvataggi in mare o a versare qualche lacrima di circostanza per i naufraghi affogati è il modo più efficace per aggravarlo e renderlo sempre più incandescente. L’altra faccia dei salvataggi sono i lager. Saperlo è già un primo passo per arrivare alla soluzione!


di Arturo Diaconale