La scelta politica del presidente dell’Inps

sabato 14 maggio 2016


Il presidente dell’Inps, Tito Boeri, sostiene che la reversibilità delle pensioni per il superstite delle coppie omosessuali provocherà un aumento assolutamente sostenibile delle spese dello Stato: solo qualche centinaio di milioni di euro all’anno. Maurizio Sacconi sostiene che la spesa è maggiore perché va calcolata su una prospettiva di lunga durata. Ma il punto non è questo. È che lo stesso Boeri nelle settimane scorse ha lanciato una campagna di denuncia dei vitalizi degli ex parlamentari sostenendo che se quelle pensioni venissero calcolate con il sistema retributivo lo Stato risparmierebbe alcune centinaia di milioni. Gli stessi che lo Stato spenderà per le pensioni di reversibilità alle coppie omosessuali. Questo significa che i soldi risparmiati per i vitalizi potrebbero essere utilizzati per colmare il buco che si apre con le reversibilità gay? Boeri non lo ha ipotizzato e, quindi, almeno per il momento la questione non si pone. Ciò che si pone, invece, è la ragione per cui il presidente dell’Inps abbia stabilito che i costi per i vitalizi sono inaccettabili e quelli per le pensioni di reversibilità per gli omosessuali del tutto sopportabili. Questa ragione, ovviamente, non è contabile. Perché i milioni in ballo sono gli stessi ed è lo stesso il peso che viene posto sulle spalle dello Stato.

La ragione, ovviamente, è diversa. Boeri compie una scelta del tutto politica nel denunciare i vitalizi e nell’assolvere le reversibilità gay. Il che sarebbe assolutamente legittimo se Boeri fosse un parlamentare chiamato a decidere le priorità della spesa pubblica, ma che appare del tutto impropria per un presidente di un ente come l’Inps che dovrebbe garantire ai cittadini in primo luogo la correttezza e l’oggettività dei conti.

Naturalmente tutti sanno che la nomina di Boeri all’Inps è di natura politica e nessuno si può scandalizzare se il responsabile dell’ente pubblico si mette al vento del governo che lo ha nominato. Ma se Boeri compie una scelta politica scontata non può dolersi se i suoi comportamenti come presidente dell’Inps vengono bersagliati da critiche politiche di segno opposto e se la sua immagine di tecnico dotato di una competenza che lo pone al di sopra della categoria dei politici subisce una incrinatura marcata ed inquietante.

Da oggi in poi sarà difficile credere sull’asetticità dei conti da lui forniti. Saranno sempre conti segnati dalla necessità e dalle strumentalità della politica. Il che, per un presidente dell’ente che deve badare ad assicurare una vecchiaia serena agli italiani, non è né bello, né istruttivo, né rassicurante!


di Arturo Diaconale