Referendum e “onorati maestri” che sbagliano

venerdì 13 maggio 2016


Pare che sia risibile, come ha sostenuto Angelo Panebianco, arrivare ad accusare Giorgio Napolitano di tradimento della Costituzione per essere stato complice del “progetto autoritario” concepito dal “perfido Erdogan- Renzi”.

Ma se il professore ci trova da ridere, buon per lui! Il guaio è che di fronte ad una riforma costituzionale che non elimina il bicameralismo perfetto ma che rischia di dare vita, insieme ad una legge elettorale ispirata alla Legge Acerbo della prima metà degli anni Venti, ad un premierato senza alcuna possibilità di contrappeso, c’è molto da preoccuparsi. E non perché Renzi possa rivelarsi un Erdogan e Napolitano il suo Profeta, ma perché l’impianto costituzionale che viene messo in piedi può trasformarsi in una fabbrica di futuri Erdogan e dare vita non alla democrazia decidente fondata su un rafforzamento dell’Esecutivo rispetto al vecchio parlamentarismo paralizzante, ma su una democrazia autoritaria in cui il Premier eletto direttamente da popolo può essere tentato quotidianamente di cavalcare la formula tipica di tutte le dittature moderne di “un capo, un popolo, uno Stato”.

Può anche essere che nel sostenere la riforma Boschi l’ex Presidente della Repubblica non abbia avuto alcuna intenzione di favorire una deriva del genere. Ma la sua presidenza presidenzialista marchiata dalla defenestrazione, quella sicuramente autoritaria (ed anche oscura), di Silvio Berlusconi da Palazzo Chigi, non costituisce una garanzia ma, al contrario, alimenta qualche fondata preoccupazione. E si può anche escludere (ma i comportamenti non sono molto incoraggianti) che a Renzi possa venire mai in testa di imitare Erdogan o diventare un nostrano Perón.

Ma la Costituzione che il Premier chiede agli italiani di approvare e che i Napolitano ed i Panebianco dicono essere l’ultima speranza di innovazione istituzionale prima di un inevitabile diluvio, è oggettivamente una macchina destinata fatalmente a produrre autoritarismo a prescindere da chi si troverà a guidarla. Chi pensa che valga la pena di correre un rischio del genere in cambio di maggiore efficienza può legittimamente tapparsi il naso e votare una riforma che lui stesso riconosce imperfetta. Ma chi pensa che il pericolo di ritrovarsi in un Paese in cui il capo si identifica con lo Stato grazie ad una Costituzione sbilenca e ad una legge elettorale ad personam sia troppo eccessivo, non ha altra strada che non fidarsi degli “onorati maestri” e votare contro Renzi nel plebiscito sulla sua persona.


di Arturo Diaconale