Renzi parla, l’Italia trema

mercoledì 11 maggio 2016


Matteo Renzi prende la parola alla Direzione del Partito Democratico per annunciare cosa sarà dell’Italia nei prossimi mesi: un campo di battaglia per una resa dei conti tra gli inquilini di “Casa Pd”. Non è una promessa: è un incubo.

Riuscite a immaginare cosa ci aspetta? Un anno di campagna elettorale senza soluzione di continuità mentre i problemi reali del Paese vanno a farsi benedire. La road map che il leader dei “Dem” ha tracciato è chiarissima. Prima le elezioni amministrative e da subito una moratoria di cinque mesi nella guerra tra le componenti interne del partito per fare fronte compatto nel sostegno ai comitati del “si” al referendum costituzionale di ottobre. In cambio dell’unità, Renzi offre alla minoranza la celebrazione anticipata del Congresso del partito. In realtà, si tratta di omaggiarli con una polpetta avvelenata, perché il vero obiettivo del fiorentino è di “fotterli” una volta per tutte.

Finita la resa dei conti con gli amici, si passa a quella con i nemici esterni attraverso il rinnovo del Parlamento, anticipato di un anno rispetto alla sua scadenza naturale. Tradotto in soldoni, ci toccherà di assistere a un permanente Renzi-show fino alla primavera inoltrata del prossimo anno. Solo dopo, forse, rivedremo la luce.

Sinceramente: a voi sembra normale una cosa del genere? È concepibile prendere in ostaggio il Paese soltanto per assecondare le proprie brame di potere? Il Presidente della Repubblica dovrebbe considerare l’opportunità di un intervento per fermare questa pericolosa deriva “sfascista”. L’Italia ha problemi maledettamente seri che deve affrontare con estrema urgenza. Ci assilla l’ennesima emergenza d’immigrati clandestini pronti a sbarcare in Italia. C’è una questione occupazionale che, lungi dall’essere stata risolta col pannicello caldo del Jobs Act, preme sulla condizione di disagio della maggioranza delle famiglie italiane.

Di là dalle chiacchiere, il lavoro, soprattutto per i giovani, manca. Così non si può continuare: bisogna pensare a soluzioni radicali che passano per una ripresa vera e non taroccata della produzione. Ci sono poi i conti pubblici che stentano a quadrare, per cui si corre il rischio che Bruxelles ci imponga altri insostenibili sacrifici. Non basta. Sul fronte internazionale viviamo un momento ad altissimo rischio. C’è la Libia, con tanto di questione “lotta all’Is” da fare, sulla quale prima o dopo il Governo dovrà dirci se i nostri militari metteranno o no “gli scarponi sul campo”. Abbiamo alle porte una Grecia che è in procinto di saltare in aria grazie alle ottuse politiche punitive imposte dalle varie troike finanziarie. Ci sono porte che vengono divelte e frontiere che vengono chiuse. Come sta per accadere con l’Austria e come già è successo, nel silenzio generale da quasi un anno, con la Francia sul confine di Ventimiglia. Mancano soltanto i carri armati svizzeri schierati alla dogana di Chiasso e, come italiani, possiamo essere contenti per aver fatto la medesima fine di un infisso marcito che va sigillato se lo si vuole tenere in piedi. Sul fronte della sicurezza, non c’è sera che i talk televisivi non snocciolino numeri da paura sull’aumento della criminalità violenta.

Eppure, di fronte a questo bel quadro, l’unica cosa che ci promette Renzi è un anno di campagna elettorale alla quale intende dedicarsi al solo scopo di togliersi dalle scatole Bersani, Cuperlo e Speranza. Se non è delirio questo non sapremmo come altro definire una simile pazzia. Per il bene della nazione, bisogna sfiduciarlo prima che sia tardi. Già dopo la verifica elettorale delle elezioni amministrative di giugno, se il Partito Democratico dovesse buscarle, Renzi deve togliere il disturbo. Non può restare al suo posto di Governo a preparare la rivincita. Non si tratta di giocare la partita di ritorno della Champions League: è in ballo l’interesse del Paese. Che viene sempre e comunque prima di tutto. Anche di Renzi.


di Cristofaro Sola