Casaleggio, Renzi e la nevrosi al potere

giovedì 14 aprile 2016


Se è vero che la storia cammina sulle gambe degli uomini, la morte di Gianroberto Casaleggio sembra lasciar intendere che il Movimento Cinque Stelle non abbia grande strada ancora da percorrere. Certo, c’è Beppe Grillo che deve ripensare al suo proposito di fare un passo indietro (o di lato). C’è il figlio Davide che eredita le chiavi d’accesso e la gestione dell’azienda che ha dato vita alla rete dei “grillini” in Italia. E ci sono i giovanotti del direttorio parlamentare e la giovane candidata a Roma, Virginia Raggi, che scalpitano e pensano di poter facilmente colmare il vuoto lasciato dal “guru” scomparso. Ma non c’è bisogno di insistere sull’importanza decisiva del personaggio Casaleggio sulla nascita e l’ascesa dei Cinque Stelle per concludere che sarà impossibile o estremamente difficile colmare la perdita.

Su questa facile e scontata previsione grava però una considerazione che nasce proprio dal ruolo decisivo avuto da Casaleggio nel successo politico del Movimento.

Per questioni anagrafiche il cofondatore non aveva partecipato al ‘68 dello scorso secolo, ma non poteva non essere stato colpito dallo slogan più caratterizzante di quella stagione. Quello sulla “fantasia al potere”. La sua più significativa intuizione è stata di adeguare quello slogan al tempo presente segnato dall’avvento di quella Rete che è diventato il canale gratuito in cui si indirizzano tutte le tensioni individuali che pervadono le società più avanzate. E di trasformare “la fantasia al potere” nella “nevrosi al potere” capendo che l’unico modo di scaricare le tensioni individuali, spesso oltre i limiti della paranoia, è di aggregarle attraverso la Rete in nevrosi e paranoie di massa sotto forma di movimento politico d’indignazione e protesta.

In questa luce la morte di Casaleggio può non incidere troppo pesantemente su un fenomeno che non scompare con chi lo ha intuito, ma è destinato a durare nel tempo. In fondo ogni epoca ha avuto le sue paranoie di massa ed anche la nostra non può non avere quelle di una società che soffre la crisi di modelli superati e la difficoltà di sostituirli con dei nuovi.

La nevrosi al potere, quindi, è un progetto destinato a durare a lungo. In fondo a cavalcare questa nevrosi non c’è solo il Movimento Cinque Stelle, ma anche Matteo Renzi con il suo superomismo demagogico ed autoritario. Il guaio, su cui si riflette troppo poco, è che nella storia tutte le nevrosi al potere prodotte dalla crisi delle società tendono sempre a sfociare nella nascita di sistemi illiberali. Come è la democrazia decidente di Renzi e come è la democrazia comunitaria della Rete che però va gestita dalla sola mano di Casaleggio padre o Casaleggio figlio!


di Arturo Diaconale