I vescovi anti-Triv e la Chiesa-Ong

venerdì 1 aprile 2016


Non stupisce che il comboniano Alex Zanotelli inizi uno sciopero della fame per “aiutare la gente a capire che bisogna dire basta” al modello di vita che impone di trivellare per terra e per mare alla ricerca delle energie petrolifere. È una vita che il missionario si è votato alla missione di cavalcare ogni tipo di fermento, anche il più bizzarro ed illogico, espresso dalla sinistra radicale e no-global. Al tempo stesso non suscita alcuna sorpresa che un robusto numero di vescovi si sia gettato a corpo morto nella campagna referendaria sulle trivellazioni sostenendo le ragioni del “sì” in nome del fatto che fa parte dei propri compiti pastorali non solo di preoccuparsi del bene spirituale delle persone ma anche di quello materiale e, quindi, della difesa dell’ambiente e della vita.

Ciò che colpisce è che, nel rispetto del diritto di ogni cittadino di manifestare liberamente il proprio pensiero, a nessuno venga in testa il sospetto che la scelta di una parte della Chiesa di schierarsi per la cosiddetta “decrescita felice” rappresenti per un verso il pesante retaggio di una inamovibile antimodernismo oscurantista tipico dei secoli passati e dall’altro il segno di una trasformazione che sta lentamente ma inesorabilmente portando ad affondare l’intera struttura ecclesiale cattolica nell’abisso di una modernità totalmente fasulla.

Il paradosso è fin troppo evidente. Da un lato vescovi impegnati e missionari agitatori non perdono un’occasione per mettere in mostra il fondo di ostilità alla modernità ed alla evoluzione e crescita della società rimasto depositato nelle convinzioni delle strutture ecclesiastiche dal Medio Evo ad oggi. Dall’altro approfittano di ogni circostanza per adeguare i comportamenti della Chiesa a quelli delle infinite organizzazioni internazionali che campano e prosperano sulle denunce delle presunte nequizie del globalismo capitalista.

Insomma, la struttura ecclesiale cattolica sta cambiando forma e sostanza. Sembra una Organizzazione non governativa animata dallo spirito di Pio IX. Sottolinearlo non è un’aggressione laicista e neppure un peccato. È una semplice presa d’atto di un fenomeno che nell’epoca della sfida del radicalismo islamico rende più vulnerabile il mondo occidentale.


di Arturo Diaconale