L’inevitabile scissione del Partito democratico

mercoledì 16 marzo 2016


L’ammonimento di Pier Luigi Bersani a Matteo Renzi a non dimenticare di governare con i voti conquistati alle ultime elezioni dal “suo” Partito Democratico rappresenta un modo indiretto per ricordare che il Premier non ha avuto alcuna investitura popolare a Palazzo Chigi e che la sua permanenza alla guida del Governo dipende dai voti che riuscirà a prendere alle prossime elezioni. Quali siano queste elezioni è scontato sottolinearlo. Si tratta delle amministrative che non saranno precedute da nessuna scissione dichiarata della sinistra Pd, ma che offriranno l’occasione per verificare il peso reale in termini elettorali di Renzi senza il supporto attivo della minoranza interna.

Con le elezioni amministrative, in pratica, si consumerà una scissione di fatto del Partito Democratico. Gli oppositori del segretario o si rifugeranno nell’astensione, come hanno già fatto alle Regionali dell’Emilia-Romagna o alle più recenti primarie per le elezioni comunali, o si indirizzeranno verso i candidati su cui cercheranno di confluire le diverse componenti della sinistra radicale.

E la scissione ufficiale? Quella è probabilmente rinviata al referendum d’autunno sulle riforme istituzionali. Per quella data, soprattutto se le amministrative avranno dimostrato la debolezza elettorale di Renzi, la minoranza interna del Pd erede della tradizione proveniente dal Pci non potrà non rompere apertamente e definitivamente con il segretario. Se il referendum fosse favorevole alla riforma renziana, infatti, per la minoranza interna dei postcomunisti non si aprirebbe altra prospettiva che quella della lenta ma inesorabile marginalizzazione dalla vita pubblica del Paese.

La previsione poggia su una considerazione che non è solo di natura politica, ma anche di natura culturale. Il Pd è nato dall’unione della tradizione post-comunista con quella dei cattolici popolari ed è riuscito a diventare il perno dello schieramento della sinistra (L’Ulivo) grazie al collante costituito dall’antiberlusconismo. Esaurita la ragione che teneva insieme i diversi pezzi dell’Ulivo si è esaurita la stagione dell’Ulivo stesso ed è finita anche la motivazione che teneva insieme i postcomunisti con i postdemocristiani di sinistra.

Può essere che il momento dell’annuncio ufficiale della separazione possa avvenire dopo le amministrative o prima del referendum. Ma è certo che la separazione è ormai sancita. Non dalla contrapposizione tra vecchio e nuovo come tenta di sostenere Matteo Renzi banalizzando la divisione, ma tra due radici culturali diverse che, senza il nemico comune, non possono in alcun caso convivere. Il buffo della vicenda è che la causa di quanto sta avvenendo è sempre Silvio Berlusconi. Quando incombeva li ha uniti, ora che non viene più considerato l’avversario da battere li fa separare!


di Arturo Diaconale