Come salvare le Primarie

martedì 8 marzo 2016


Alle primarie romane del Partito Democratico i votanti sono stati l’esatta metà di quelli che parteciparono al voto per la designazione di Ignazio Marino a candidato per il Campidoglio. Le ragioni di questo dimezzamento sono state ampiamente spiegate: l’effetto Marino, il partito commissariato da Matteo Orfini, le conseguenze di Mafia Capitale e le diverse componenti della sinistra divise tra di loro ma unite nel cercare di far fare una brutta figura a Matteo Renzi.

Alle cause del flop vanno però affiancate le conseguenze. E tra queste la prima è che, a dispetto delle dichiarazioni trionfalistiche dei componenti del gruppo dirigente del Pd, le primarie all’italiana si sono usurate prima ancora di essere nate ufficialmente. Il meccanismo, che imita solo superficialmente quello americano, non è entrato nella coscienza civica dell’opinione pubblica. Viene visto come uno strumento artificioso, manipolabile, strumentale. Che, come tale, può servire per la rappresentazione teatrale (e quindi finta) della realtà politica, ma che non riesce mai ad interpretare nel profondo le indicazioni vere di chi partecipa al rito dei gazebo.

La colpa non è delle primarie intese come consultazione popolare diretta a selezionare i candidati ad elezioni amministrative o politiche, ma il modo, appunto artificioso, manipolabile, strumentale e superficiale, con cui vengono realizzate. Ci sono state le primarie con i brogli conclamati per infiltrazioni camorristiche (quelle della precedente tornata napoletana poi annullate), le primarie romane con i nomadi, le primarie milanesi con i cinesi, le primarie con i centri anziani inconsapevoli e quelle esposte a qualsiasi pressione fatta da ogni lobby locale più o meno legale o nascosta. E non basta perché ci sono state anche le primarie “fai-da-te” (quelle organizzate a Roma dalla Lega) e ci saranno prossimamente, sempre a Roma e ad opera di Forza Italia e di Fratelli d’Italia, quelle confermative sul solo nome di Guido Bertolaso.

In tanto guazzabuglio, in cui schede che potrebbero essere moltiplicate artatamente e poste in scatole di cartone da rimpinzare o gettare al macero a seconda delle necessità, come si può pretendere che i normali cittadini (non i militanti delle diverse fazioni) possano dare fiducia ad un meccanismo che fa acqua da tutte le parti? Primarie da cancellare, allora?

Niente affatto. Solo ed esclusivamente da codificare con una norma di legge che regoli nel dettaglio la sua funzione di consultazione tesa alla selezione della classe dirigente e valga, come ogni legge dello Stato, per tutte le forze politiche. Non è facile raggiungere un risultato del genere. Soprattutto perché nessuno è riuscito ancora a mettere a punto il modo con cui le primarie americane possano essere adattate ad una realtà politica totalmente diversa da quella degli Stati Uniti. Ma, se si vuole mantenere il principio della designazione dal basso dei candidati alle cariche pubbliche, non c’è che la strada della regolamentazione per legge. Altrimenti arriveremo presto o tardi anche alle primarie di condominio o di nucleo familiare (con annessi brogli nel caso di famiglie allargate).


di Arturo Diaconale