martedì 23 febbraio 2016
Il problema di coscienza che non sarebbe mai dovuto diventare una questione di Governo verrà risolto con un voto di fiducia. Cioè mettendo da un lato la coscienza dei singoli parlamentari e ponendo al centro delle loro preoccupazioni l’eventualità, in caso di sfiducia, di vedere interrotta la legislatura e vedere finire anzitempo il lauto stipendio da deputato e da senatore, che è il vero pilastro su cui si regge l’Esecutivo di Matteo Renzi.
Chi si stupisce del voltafaccia del Premier, che ha sempre ripetuto di considerare la legge sui diritti civili un problema di competenza del Parlamento e non del Governo, è decisamente un ingenuo. Non avendo princìpi ma solo convenienze, Renzi è abituato a compiere piroette, giravolte e salti mortali in ogni circostanza. Per cui c’è poco da meravigliarsi se su un tema in cui rischia di perdere la faccia e la poltrona torna ad applicare lo schema con cui è andato avanti fino ad ora, quello che prevede la minaccia della fine anticipata della legislatura per superare un ostacolo che altrimenti avrebbe potuto trasformarsi in una sconfitta personale.
Chi si stupisce, quindi, deve mettere in conto che il gioco sarà ancora una volta favorevole al Premier ma che, al di là del suo risultato, rappresenta la spia delle difficoltà crescenti in cui si dibatte il Presidente del Consiglio.
Queste difficoltà non riguardano solo le lacerazioni sempre più profonde che dividono il Partito Democratico, le prospettive nient’affatto ottimistiche che avvolgono le prossime elezioni amministrative ed il referendum autunnale sulle riforme istituzionali e la sfiducia crescente sulla sua persona che incomincia ad aleggiare in maniera fin troppo evidente a livello europeo. Riguarda soprattutto la sensazione che all’interno delle Cancellerie europee ed anche alla Casa Bianca si incomincia a ragionare sull’effettiva fondatezza della sua presunta indispensabilità ed insostituibilità e sull’eventualità di trovare una formula di stabilità per l’Italia da far scattare in caso di deragliamento rovinoso del Governo Renzi.
Il segnale che ha messo in allarme il Premier è stata l’improvvisa ed inattesa riapparizione sulla scena politica di Mario Monti. La sua uscita critica nei confronti della politica europea del Governo ha fatto scattare il sospetto che i cosiddetti “poteri forti” internazionali stiano di nuovo studiando l’eventualità di riservare a Renzi la stessa sorte di Silvio Berlusconi. Cioè la messa in campo di una alternativa “tecnica” per sostituire un Governo considerato non più affidabile. Renzi sbaglia quando si preoccupa alla vista di Monti? Nell’incertezza uno scongiuro in più non fa mai male!
di Arturo Diaconale