I grandi filosofi del politicismo renziano

giovedì 18 febbraio 2016


Ospite di Myrta Merlino, conduttrice de “L’aria che tira” su La7, il renziano Fabrizio Rondolino, uomo dal multiforme ingegno e dagli infiniti sbocchi politici, ha voluto spezzare una lancia in favore della cosiddetta classe politica italiana. E lo ha fatto utilizzando, vista la sua nuova collocazione, un vecchio cavallo di battaglia democristiano.

In sostanza, l’attuale opinionista de l’Unità ha espresso una precisa correlazione tra l’azione della medesima classe politica e l’evoluzione degli ultimi cinquant’anni. A suo dire, infatti, il benessere conquistato dagli italiani negli ultimi decenni dimostrerebbe l’efficacia complessiva del nostro sistema democratico. Ovviamente, ma questo il nostro si è guardato bene dal rilevarlo, così come accadeva durante la Prima Repubblica, la sua tesi viene regolarmente adottata da chi governa in un dato momento e confutata dall’opposizione di turno.

Ma al di là di ciò, sul piano di una visione laica e liberale del mondo, la presa di posizione di Rondolino risulta una stretta parente di quella visione politicista - o costruttivista, secondo una brillante definizione del compianto Friedrich von Hayek - che si basa sull’idea che la realtà in generale e lo sviluppo economico in particolare dipendano esclusivamente da un atto deliberato della citata sfera politica. E mentre chi si ispira ai princìpi più autentici del liberalismo può ben dire, soprattutto all’interno di questa valle di lacrime, che l’Italia è bene o male riuscita a restare al traino del mondo avanzato malgrado - ripeto, malgrado - la presenza di una politica ipertrofica, chi si ispira come Rondolino ad un sinistro modello di pianificazione democratica sembra non tenere nel minimo conto il vero motore del nostro benessere: l’azione spontanea di chi ancora opera nel periglioso mare dell’iniziativa privata. Iniziativa privata letteralmente soffocata da una politica che tassa e spende oltre l’inverosimile, come dimostra il vertiginoso aumento delle entrate tributarie che si è registrato nel 2015. Un preoccupante incremento di quasi il 7 per cento che sembra essere sfuggito al renziano Rondolino, troppo preso com’è a contrastare sul quotidiano fondato da Gramsci i gufi che si oppongono ai megagalattici piani quinquennali di Matteo Renzi.


di Claudio Romiti