Occupazione drogata, disoccupazione in aumento

giovedì 4 febbraio 2016


Ma come è potuto succedere che nel 2015 i disoccupati siano aumentati ed i posti di lavoro cresciuti di 135mila unità? Le spiegazioni dotte sostengono che l’occupazione è aumentata grazie allo Jobs act, mentre la disoccupazione si è allargata a causa della incapacità delle aziende medie e piccole di cogliere una ripresa risultata fin troppo debole. La spiegazione pratica, data dall’esperienza concreta, stabilisce invece che i 135mila posti di lavoro in più sono quelli finanziati direttamente dallo Stato attraverso i benefici fiscali assicurati per le nuove assunzioni, mentre l’aumento della disoccupazione riguarda tutti i posti di lavoro che, essendo precedenti alle misure governative sugli sgravi fiscali, hanno subìto l’erosione fisiologica provocata da una crisi ancora lontana dal superamento.

La conclusione è dunque molto semplice e preoccupante. La crescita occupazionale è drogata in quanto provocata solo dai miliardi che lo Stato ha destinato a scaricare per tre anni alle imprese il peso contributivo dei nuovi assunti. Viceversa, il calo occupazionale segue invece la costante discesa provocata dalla crisi ed appare destinato a crescere in misura direttamente proporzionale alla riduzione delle agevolazioni fiscali.

Queste agevolazioni pesano sui conti pubblici circa quattro miliardi l’anno. E rappresentano la spiegazione perfetta della polemica scatenata da Matteo Renzi contro l’ottusità europea che boccia senza appello e con crescente irritazione le reiterate richieste italiane di maggiore flessibilità. Senza la possibilità di sforare il limite del tre per cento non sarà possibile andare avanti per molto nel drogare con i quattro miliardi di debito pubblico il tasso di occupazione del Paese. E soprattutto, quando non sarà possibile continuare a spendere queste cifre, la disoccupazione tornerà inevitabilmente ad impennarsi diradando nell’opinione pubblica ogni forma di ottimismo ed ogni residuo di illusione sulla ripresa.

Queste osservazioni non costituiscono una critica sull’azione condotta a suo tempo dal governo. È probabile che nel tempo breve non ci fosse una diversa strada per tentare di rivitalizzare il mercato del lavoro e riaccendere quelle speranze e quell’ottimismo che sono il carburante indispensabile per ogni ripresa. Oggi, però, la realtà è che l’effetto al tempo stesso soporifero ed euforizzante dell’azione governativa sul lavoro si sta diradando, mettendo a nudo un quadro inquietante su cui è indispensabile intervenire al più presto. Non con le polemiche contro i gufi , europei o italiani che siano, ma con misure decise contro lo Stato burocratico-assistenziale che è la causa principale di una crisi sempre più incalzante.


di Arturo Diaconale