Oggi è la “giornata della faccia tosta”

mercoledì 27 gennaio 2016


Quest’anno la festività del Martedì Grasso e la liturgia del Mercoledì delle Ceneri sono state anticipate. Entrambe vengono celebrate in questi giorni ma non hanno nulla a che fare con quelle canoniche fissate in calendario. Ciò di cui parliamo è cosa diversa.

La settimana si è aperta con il baccanale iraniano: il martedì grasso degli affari separati dalla morale è stato festeggiato senza vino nei palazzi del potere. La visita a Roma del presidente Hassan Rouhani, prima tappa del suo tour nelle principali capitali europee, ha fatto da suggello alla barcata di contratti miliardari che le imprese italiane hanno firmato con i nuovi partner di Teheran. Una buona notizia per la nostra bilancia commerciale, proprio nel momento nel quale l’andamento dell’economia mondiale segna un preoccupante rallentamento. Niente di male se non fosse che la repubblica degli Ayatollah non abbia ceduto di un millimetro sulla negazione dei diritti umani e sull’impegno a voler distruggere lo Stato d’Israele. Com’è noto “pecunia non olet” e noi italiani, non meno dei nostri fratelli occidentali, siamo stretti osservanti di questo credo.

Bisogna essere pragmatici: se ci mettiamo a fare gli schizzinosi con la storia che gli islamici sciiti non siano meno pericolosi dei loro acerrimi avversari sunniti, finisce che le commesse saltano e il Prodotto interno lordo non cresce. Abbiamo bisogno di lavorare e non possiamo ricordarci del mondo migliore che vorremmo costruire: l’argomento non è all’ordine del giorno. Tuttavia, poiché da “buoni cristiani” ci preoccupa avere sempre la coscienza a posto soprattutto quando compiamo nefandezze, risolviamo il disagio celebrando uno speciale rito delle ceneri dopo l’abbuffata dei giorni grassi. All’occorrenza le ceneri sono quelle dei milioni di ebrei cremati dal nazismo. La giornata della memoria della Shoah si trasforma nel rito purificatorio collettivo che ci assolve dalle porcate compiute nei giorni pagani del “Franza o Spagna purché se magna”.

Rouhani, che come un gatto sornione si compiace dei salamelecchi dei nostri governanti nel giorno esatto in cui nel suo Paese viene bandito il concorso per i vignettisti che meglio sfottono gli ebrei sulla storia dello sterminio, fa vomitare. Stiamo tutti zitti per convenienza? Sta bene! Però si abbia la decenza di non uscirsene con la solita manfrina che il 27 gennaio “Siamo tutti ebrei”, salvo il giorno dopo a fregarcene altamente se qualcuno col quale vogliamo fare affari gli ebrei ancora vivi vorrebbe disintegrarli in un colpo solo. E smettiamola anche di ripeterci la balla che l’Olocausto fu opera di un pazzo. Non è così che è andata e mentire sulla verità non ci farà essere al sicuro in futuro. Il nazismo è stato per Adolf Hitler e i suoi pensatori “völkisch” un lucido e ragionato “progetto della Provvidenza”. L’orizzonte escatologico della fede nel Reich millenario fondava sull’avvento di un’apocalisse palingenetica che, attraverso l’annientamento totale del male incarnatosi nella razza ebraica, avrebbe condotto l’umanità a compiere quel “balzo dell’essere” di cui parlava Martin Heidegger. Quelle idee, frutto di uno sviluppo filosofico compiuto, non sono morte sotto le macerie del Reichstag nella primavera del 1945. Oggi tornano ad allungare le loro ombre sul mondo grazie al diffondersi del nuovo nazismo introiettato dagli jihadisti nello spirito dello Stato islamico: jihadismo contro il quale un Occidente miope ed egoista tarda a fare i conti.

Se fossimo nei panni dei responsabili delle comunità ebraiche del mondo revocheremmo agli occidentali il diritto di celebrare la Giornata della memoria, giusto per togliere tutti gli alibi possibili a coloro che la usano per ripulirsi la coscienza come si fa con i digestivi dopo pantagrueliche abbuffate. In subordine, chiederemmo almeno di cambiarne il titolo: anziché “Giornata della memoria” sarebbe più coerente festeggiare quella “della faccia tosta”.


di Cristofaro Sola