L’entusiasmo miope per Iran nuclearizzato

sabato 14 novembre 2015


Quanti posti di lavoro vale la ripresa dei rapporti commerciali con l’Iran dopo l’intesa con Teheran sul nucleare? La risposta è nell’ordine di parecchie decine di migliaia. E giustifica l’entusiasmo acritico con cui il nostro governo accoglie, primo in Europa, il presidente iraniano Hassan Rouhani. I dirigenti delle nostre aziende si fregano le mani all’idea che, nel momento in cui le sanzioni all’Iran verranno rimosse, potranno riprendere e sviluppare al massimo i commerci con il Paese che per estensione, livello economico e culturale e peso politico punta a diventare la forza egemone del Medio Oriente. Questi rapporti, per la verità, non sono mai stati interrotti del tutto. Le sanzioni, si sa, sono fatte per essere aggirate. E gli aggiramenti non sono certo mancati in tutti gli anni dell’isolamento formale del regime komeinista iraniano.

Ma un conto è commerciare con i sotterfugi ed un conto è farlo alla luce del sole. Di qui l’estrema soddisfazione con cui il mondo economico e finanziario nazionale accoglie Rouhani e la grande voglia di compiacere l’ospite che pervade Palazzo Chigi, la Farnesina ed il Quirinale all’idea dei benefici che la ripresa in grande stile delle relazioni con Teheran porterà al nostro Paese.

Ma chi calcola solo i vantaggi a breve (magari quelli elettorali) farebbe bene a mettere in conto anche gli svantaggi che gli entusiastici tappeti rossi al presidente iraniano comportano. Questi svantaggi non sono solo di ordine morale. Chi si fa precedere da dichiarazione in cui si ribadisce la piena legittimità dell’odio nei confronti di Israele e si conferma che l’obiettivo ultimo dell’Iran komeinista è la cancellazione dello Stato Ebraico dal Medio Oriente, va accolto con la consapevolezza di avere a che fare con un fautore di guerra e di morte. Basta un solo ordigno nucleare per cancellare Israele. E chi lo dimentica in nome del commercio diventa un complice di fatto di un possibile nuovo Olocausto! Ma accanto allo svantaggio morale c’è anche quello materiale. Che va denunciato perché drammaticamente incombente.

L’accordo sul nucleare e la fine delle sanzioni avrà come effetto non solo l’accelerazione della corsa all’armamento nucleare da parte di Teheran ma la conseguente e rapidissima nuclearizzazione di tutto il Medio Oriente e dell’intero bacino del Mediterraneo. Israele è già in possesso di armi atomiche e non esiterà ad utilizzarle nel caso la minaccia di essere distrutto da un missile iraniano dovesse diventare concreta. Ma a dotarsi di bombe atomiche saranno anche l’Arabia Saudita e l’Egitto, che fronteggiano e temono la vocazione egemonica di Teheran. E con loro anche tutti gli altri paesi arabi per nulla disposti a finire sotto il tallone del regime komeinista. L’insulsa politica dei democratici Usa e del loro Presidente Barack Obama, unita all’utilitarismo cieco ed immorale europeo, trasformano l’Italia nel Paese più esposto del Mediterraneo al vento di follia nucleare proveniente dal Sud e dal Medio Oriente.

Quali e quanti saranno i costi della obbligatoria necessità di creare una difesa legittima ed adeguata ai pericoli del Mare Nostrum nuclearizzato? Palazzo Chigi, Farnesina e Quirinale facciano anche questo conto mentre fanno servire pesce senza vino all’autorevole ospite!


di Arturo Diaconale