La trasparenza non si addice alla Chiesa

domenica 8 novembre 2015


Sbaglia chi considera che la crisi in cui si trova la Chiesa sia la conseguenza dello scontro tra i modernizzatori raccolti attorno a Papa Bergoglio ed i conservatori decisi a difendere ad ogni costo i privilegi storici della Curia di Roma. Lo scontro esiste e non può essere sottaciuto. E si manifesta nelle maniere più inattese e devastanti per l’immagine del Vaticano. Ma ridurre tutto ad un contrasto tra innovazione e reazione, schierarsi da una parte o dall’altra delle forze in campo ed ipotizzare che la crisi della Chiesa si possa concludere con la vittoria di questo o quell’altro schieramento è totalmente fuorviante. Significa banalizzare con gli schemi più scontati della politica una vicenda che è molto più complessa e che si gioca su un livello del tutto diverso.

All’inizio dell’attuale pontificato uno dei cardinali più dichiaratamente innovatori e progressisti, proveniente dall’America Latina, ha proposto di rompere i privilegi antichi della Curia, quelli che sembrerebbero essere alla fonte degli scandali passati, presenti e futuri, dando vita ad una sorta di Avignone itinerante. Cioè facendo ruotare la sede papale e la sua struttura di governo da un Continente all’altro e da un Paese all’altro. Per dare la dimostrazione plastica e lampante che la Chiesa di Roma è la Chiesa del mondo. Ma anche, e soprattutto, per recidere i legami tra la Curia ed il contesto opaco in cui opera da sempre.

La proposta del cardinale sudamericano non ha avuto grande fortuna. Perché la Chiesa di Roma è per sua natura cattolica ed universale. E soprattutto perché, come insegna l’esperienza storica, spostare la sede papale significa riprodurre in ogni posto i privilegi di un governo che è fatalmente, proprio in quanto governo di uomini e di beni, portato a produrre privilegi ed a compiere peccati e, qualche volta o molto spesso, anche reati.

Il problema, in sostanza, è che la Chiesa cattolica è Spirito Santo e potere materiale. E che fino a quando le discrasie e gli effetti negativi dell’intreccio tra spirito e materia erano avvolti dal mistero, dal riserbo, dal silenzio, le crisi ricorrenti sono sempre state gestite e superate. Ma quando il mistero, il riserbo, il silenzio sono saltati in nome della difesa dell’innovazione o di quella dei privilegi, le crisi non si riescono più a tenere sotto controllo. Forse, per non lasciarsi travolgere dalla trasparenza della modernità tecnologica, ci vorrebbe più spirito mistico.

Quello di Francesco. Di Assisi.


di Arturo Diaconale