Demagogia e chiacchiere

sabato 26 settembre 2015


Nel corso del suo talk su La7, Giovanni Floris ha chiesto un giudizio spassionato su Matteo Renzi al senatore a vita Mario Monti. Quest’ultimo, che pure in tale occasione ha ribadito il suo sinistro mantra contro la cosiddetta evasione fiscale, ha comunque a mio avviso centrato in due parole il punto nodale. L’attuale Premier è solo meno populista dei suoi più agguerriti oppositori, questo in sostanza il pensiero montiano. E ciò, declinato sul piano elettorale, equivale sostanzialmente al vecchio motto coniato da Indro Montanelli col quale si incitava a votare per la Democrazia cristiana, in funzione anti-comunista, turandosi il naso.

Ebbene, dopo un paio di giorni abbiamo avuto una efficace conferma mediatica circa l’assunto dell’ex Presidente del Consiglio. Ospiti, rispettivamente di Lilli Gruber e di Nicola Porro, il grillino Luigi Di Maio e il capo leghista Matteo Salvini hanno avvalorato pienamente la scoperta dell’acqua calda fatta dal celebrato bocconiano. Entrambi si sono distinti per una accoppiata di proposte che, all’interno di una linea programmatica piuttosto sconclusionata, si ostinano a ripetere come un mantra ad ogni occasione pubblica: reddito di cittadinanza e abolizione di Equitalia per l’esponente del Movimento Cinque Stelle e uscita dall’Euro con contestuale abrogazione della Legge Fornero sulle pensioni per il leader del Carroccio. Ora, come ho avuto modo di scrivere in precedenza, trattasi di tesi le quali, se applicate sul serio, avrebbero l’unico di pregio di causare una rapida accelerazione nella nostra già inarrestabile corsa verso il fallimento del sistema Paese.

Tuttavia, trovandosi nel ruolo di oppositori, grillini e leghisti hanno scelto, vuoi per convenienza o vuoi per mancanza di visione, di far concorrenza al cantastorie di Palazzo Chigi dal lato dei sogni irrealizzabili. E che ci sia in tutto questo un inaccettabile tasso di improvvisazione, almeno per quanto riguarda i seguaci di Grillo e Casaleggio, lo dimostra l’esilarante argomentazione espressa dallo stesso Di Maio in merito all’abolizione dell’odiata Equitalia. Ad una precisa domanda della conduttrice, il grillino Di Maio ha candidamente dichiarato di voler sostituire questo ente per la riscossione dei tributi con uno più umano, direttamente gestito dallo Stato. Tuttavia Equitalia è già proprietà dello Stato, trattandosi di una società per azioni controllata per il 51 per cento dalla Agenzia delle entrate e per il 49 per cento dell’Inps. Forse il buon Di Maio è completamente disinformato, e ciò sarebbe piuttosto grave, o forse ha in mente di abolire pure l’Agenzia delle entrate e l’Inps. Comunque sia, ci troviamo chiaramente nel campo delle utopie, una materia quest’ultima con cui non si raddrizza una nazione piegata da mezzo secolo di statalismo burocratico-assistenziale.


di Claudio Romiti