La legislatura delle riforme accroccate

giovedì 24 settembre 2015


Adesso che Matteo Renzi ed i suoi oppositori interni si apprestano a chiudere l’ennesimo capitolo dell’eterno congresso del Partito democratico, si può tranquillamente rilevare che l’attuale legislatura sarà quella delle riforme accroccate. Cioè delle riforme istituzionali fatte a metà, squilibrate, scombiccherate, buone più per la forma che per la sostanza. Angelino Alfano, che deve dare una qualche giustificazione al suo ruolo di mosca cocchiera del governo, non perde giorno senza sottolineare il ruolo determinante del proprio Nuovo Centrodestra nell’azione riformatrice portata avanti da Renzi. Altri, con meno enfasi e più realismo, tendono a ricordare come sia sempre meglio qualche mezza riforma piuttosto che nessuna riforma.

Ma il guaio è che tante riforme accroccate, da quella delle Province che dovevano essere abolite ma che rimangono allegramente in piedi a quelle sulle pensioni che ricadono sempre sulle spalle dei cittadini inermi fino alla grande riforma che ridimensiona il bicameralismo ed attraverso la nuova legge elettorale crea una sorta di premierato non dichiarato, rischiano di rivelarsi la classica pezza peggiore del buco. La Costituzione del 1948 non è sicuramente la migliore del mondo come sostenevano gli ottusi conservatori della sinistra giustizialista, ma rischia di essere smostrata in maniera decisamente sconcia. Perché le riforme scombiccherate non seguono alcun filo logico oltre quello del potenziamento del potere esecutivo, ma sono realizzate all’insegna del fare solo ed esclusivamente per apparire. Non importa il risultato, se sia giusto o sbagliato, utile o deleterio. L’importante è che sia possibile segnare di volta in volta una nuova tacca sul calcio del fucile renziano per dimostrare che il carniere del Premier trabocca di prede.

Nella società dell’apparenza tutto questo produce grande visibilità utile per il consenso. Ma nella realtà la politica del sotto il vestito poco, nulla ed in gran parte sbagliato provoca guasti.

Le giovani generazioni di oggi si ritrovano sulle spalle l’errore commesso dalle generazioni precedenti nel risolvere i problemi scaricandone regolarmente i costi sul debito pubblico. Le generazioni successive rischiano di trovarsi sul collo le riforme accroccate per l’immagine del presente.


di Arturo Diaconale