Il nuovo Senato passa con i voti dei fuggitivi

venerdì 18 settembre 2015


La riforma del Senato è approdata in Aula dopo l’improvviso stop alla discussione in corso nella Commissione Affari Costituzionali. Matteo Renzi ha voluto mostrare i muscoli ai suoi oppositori interni dicendo basta alla chiacchiere e ai trabocchetti. Sa di avere i numeri dalla sua e si prepara a imporre all’Italia una riforma che, a nostro sommesso parere, è un’autentica schifezza. Il Senato che verrà non ci piace e non ci convince e non solo perché i suoi membri non saranno votati direttamente dagli italiani. L’aspetto più preoccupante riguarda la mancata chiarezza sulle funzioni che quest’organo mutilato dovrà svolgere.

Riguarda il rimescolamento del Titolo V con il pasticcio dei poteri concorrenti tra Stato e regioni. Chi farà cosa non è per niente chiaro. Ma Renzi già gongola pregustando la vittoria. Non che gliene freghi qualcosa di ciò che si sta approvando in Senato, il vero obiettivo a cui anela è di mettere al tappeto la minoranza interna del suo partito. E quale occasione migliore della “riforma delle riforme” per giocare al braccio di ferro? Nulla di male se non fosse che il mucchietto di “monnezza” sul quale il galletto Renzi si erge per fare chicchirichì gliel’hanno fornito i fuggitivi del centrodestra.

Questo è indubbiamente l’aspetto più sconcertante della vicenda che deve interrogarci a fondo sul metodo di reclutamento del personale politico. La processione di verdiniani, tosiani, alfaniani e…diversamente alfaniani a Palazzo Chigi nelle ultime ore è un pugno nello stomaco a chi li ha votati. I transfughi sono il male assoluto della democrazia rappresentativa; sono la causa prima della disaffezione al voto. Si dirà che è lecito cambiare idea. Sacrosanto. Ma lealtà e buon senso vorrebbero che un eletto dal popolo che decida di saltare il fosso prima si dimetta, rassegnando il mandato a quel corpo elettorale che lo ha scelto sapendolo di un campo preciso. Qual è il bel quadretto che abbiamo davanti? Una maggioranza che non è più tale ma che regge grazie ai ribaltonisti i quali, pur di restare incollati alle poltronissime del potere, voterebbero anche la carta igienica se solo il nuovo capo glielo comandasse. E questi sarebbero i nuovi costituenti? Bella roba.

Altro Che De Gasperi e Togliatti! Questi sono pura cialtroneria, come direbbe il De Luca crozziano. Ma se dalle vicende umane, anche le più tristi, si deve pur trarre una lezione di vita allora è meglio essere propositivi. Valga per il futuro. Berlusconi, Salvini, Fitto e Giorgia Meloni se vorranno essere creduti quando si tornerà a votare, fosse fra sei mesi come tra tre anni, prendano l’impegno di presentare ai propri elettori candidati di cui si conoscano, oltre ai cognomi, anche i curricula. Si sappia cosa hanno fatto nella vita e nella politica; si dimostrino non le doti di arrendevolezza ai desiderata del leader di turno, ma la lealtà e la coerenza alla causa. Si esibiscano anche le analisi del sangue se servissero a provarne l’onestà intellettuale. Diamoci un taglio, una volta per tutte, con i “fidati collaboratori” che se la danno a gambe alla prima occasione.

C’è bisogno di uomini e di donne di spessore che sappiano tenere la posizione non di traffichini, frequentatori assidui dei mercatini delle pulci. Berlusconi vuole convocare gli Stati Generali del centrodestra? Eccellente idea. Ma si parli di come creare una classe dirigente adeguata ai futuri compiti prima di affrontare tutto il resto perché, come diceva qualcuno, le idee camminano sulle gambe degli uomini. Se le gambe sono quelle sbilenche dei simil-Verdini o degli emuli di Alfano, le idee si cappottano. Allora meglio starsene tutti a casa. Si fa migliore figura con gli italiani.


di Cristofaro Sola