Ignazio Marino sosia della Costa Concordia

sabato 5 settembre 2015


L’immagine di Ignazio Marino, tranquillamente dedito agli ozii caraibici mentre la città che lo ha eletto affrontava i marosi degli scandali che la sommergono, non è stata un bel vedere. A dirla tutta, le istantanee del suo rientro dalle vacanze sarebbero state comiche se non fossero indecenti. Dalla pista d’atterraggio di Fiumicino Marino è stato catapultato direttamente in Campidoglio per presiedere una giunta lampo e, a seguire, alla manifestazione antimafia organizzata dal Partito democratico sul sagrato della chiesa di san Giovanni Bosco, la stessa dell’osceno funerale dei Casamonica. Si voleva trasmettere l’immagine di un superman fresco di ricarica delle batterie, invece ne è venuta fuori una macchietta esilarante. Le sue pose attoriali, assunte a beneficio dei flash e delle telecamere, sono prive di sostanza. Marino ha scelto di incarnare l’idea stessa di fallimento, associata all’odierna categoria concettuale del “politico”. I tanti fischi raccolti dal sindaco-chirurgo lungo il percorso e durante l’esangue adunata democratica a don Bosco lo testimoniano.

Viene di pensare che la figura di Marino sia totalmente sovrapponibile a quella della Costa Concordia. Al pari della motonave, abbattuta su un fianco e incagliata sugli scogli per colpa di un’incauta manovra, anche il sindaco è rimasto arenato sulle secche delle promesse elettorali disattese. Come per la Concordia si è resa necessaria un’operazione di salvataggio del relitto per impedire che danneggiasse l’ambiente circostante, anche per il primo cittadino vi è stato un difficoltoso soccorso cautelativo. La nave Concordia è stata imbracata e ingabbiata in cassoni riempiti d’aria per essere rimessa in posizione di galleggiamento. Altrettanto Marino, per essere tenuto a galla, è stato imbracato e ingabbiato da un team di “esperti”, scelti dal dominus dell’operazione di salvataggio, Matteo Orfini, dopo una spigolosa trattativa con il capo del governo e del partito, Matteo Renzi, che avrebbe visto di buon occhio l’immediato affondamento del relitto.

La Costa Concordia è stata allontanata dal luogo del disastro per essere smontata pezzo-a-pezzo. Altrettanto a Ignazio Marino è stato predisposto un futuro nel quale sarà occupato in tanti incontri ufficiali durante i quali si limiterà a tagliare nastri e a pronunciare parole di circostanza, proprio come l’altro ieri alla manifestazione antimafia. Magari evitando strafalcioni per deficit di conoscenza della storia. Comunque, lontano dai momenti decisionali importanti per le sorti della Capitale. Giacché l’operazione d’ingabbiamento della nave Concordia si presentava molto complessa e rischiosa, la direzione delle operazioni venne affidata a un esperto servitore dello Stato: Franco Gabrielli. Il prefetto è la stessa persona che il governo Renzi ha indicato per il “commissariamento” di Marino. Ciò che invece non è sovrapponibile è lo scenario che fa da sfondo. Per il naufragio della Concordia gli abitanti dell’isola del Giglio non avevano mezzi e competenze sufficienti per risolvere da soli la crisi; dovevano essere aiutati. Nel caso del naufragio di Marino, i romani hanno perfetta consapevolezza del da farsi, ma non possono agire perché il governo Renzi ha impedito loro ogni iniziativa; devono tenersi Marino così com’è. Sarebbe troppo pericoloso per quelli del Pd il ritorno anticipato alle urne comunali; verrebbero asfaltati dalle forze d’opposizione.

L’unica strada praticabile, per salvare la capra-Marino e il cavolo-Renzi, resta il galleggiamento, con qualche aggiustamento dove possibile. Roma non ci guadagnerà, come non guadagnerà l’Italia dalla deturpazione del volto della sua Capitale.


di Cristofaro Sola