“La buona fuffa” del nostro premier

sabato 16 maggio 2015


Come è noto, il premier Matteo Renzi ha realizzato un video in cui illustra al Paese i punti salienti della sua cosiddetta “Buona scuola”, ovvero l’ennesima riformicchia del più grande carrozzone pubblico, caratterizzato da una pianta organica smisurata.

Ebbene, questo signore che scambia i sostantivi con gli aggettivi, definendo “umanista” la cultura in luogo di “umanistica”, con tanto di lavagna ha inscenato una sorta di televendita elettorale a dir poco imbarazzante. Al pari di quei professionisti delle chiacchiere che davanti ad una telecamera sarebbero in grado di far comprare una partita di ghiaccioli ad una comunità di eschimesi, l’illusionista al Governo ha esposto il suo mirabolante libro dei sogni sulla scuola italiana.

Si è trattato dell’ennesimo esercizio propagandistico a base di quintalate di fuffa e di buone intenzioni, del tutto privo di una qualunque base di sana ragionevolezza, soprattutto all’interno di quello che fu definito anni addietro come il più grande ammortizzatore sociale del Paese. Un carrozzone che per pagare gli stipendi al colossale esercito di docenti, impiegati e bidelli che vi lavorano assorbe oltre il 97 per cento della spesa sostenuta dallo Stato. Un carrozzone autoreferenziale che, al pari di un enorme serpente che si morde la coda, sembra sempre più orientato a formare nuovi elementi da avviare all’insegnamento, alimentando una domanda di posti di lavoro che nemmeno la mega assunzione in pianta stabile promessa dallo stesso premier sembra poter frenare.

Ma, dato che siamo sotto campagna elettorale, in una Italietta in cui si vota mediamente due volte all’anno, sia mai che il Presidente del Consiglio, segretario del partito più rappresentato nello stipendificio della Pubblica istruzione, si faccia sfuggire l’occasione di distribuire a piene mani molte promesse e qualche caramella, come nel caso del benefit di 500 euro all’anno concesso a tutti gli insegnanti per “arricchire” la loro cultura.

D’altro canto, nell’ambito di un sistema politico e sociale nel quale le parole concorrenza, mercato e libera scelta sono state sostanzialmente abolite, la “Buona scuola” del nulla di Matteo Renzi è il massimo a cui un Paese economicamente e culturalmente fallito può aspirare.


di Claudio Romiti