Tutti a sbafo e nessuno paga il conto

giovedì 14 maggio 2015


Negli anni Ottanta c’era uno studioso, di cui non ricordo il nome, che sosteneva molto correttamente che la cosiddetta classe politica sia una semplice emanazione del tessuto sociale di appartenenza. Ciò, declinato all’interno di un Paese nel quale il senso della responsabilità sembra sempre più un optional, ci fornisce una chiave di lettura generale onde spiegare l’attuale, degradante deriva di un sistema politico che si contende il consenso a colpi di bonus elettorali e redditi di cittadinanza d’Egitto.

La seconda, demenziale opzione, in particolare, rappresenta l’ultimo grido di un keynesismo straccione che, nonostante i danni che continua a produrre ovunque, risulta sempre molto attrattivo proprio laddove il citato senso della responsabilità latita. Persino un uomo ragionevole come Roberto Maroni, con l’intento evidente di contrastare il rivale interno Matteo Salvini, si è impegnato a far approvare nella sua Lombardia il citato reddito di cittadinanza.

Per non parlare del sempre più confuso Paolo Mieli che, ospite della Gruber, si è quasi fatto convincere in diretta dal grullo grillino Toninelli, un vera “eminenza” in materia, in merito alla fattibilità di codesto progetto da manicomio, soprattutto in rapporto al nostro già insostenibile livello della spesa pubblica. Gli stessi grillini hanno addirittura organizzato una marcia Perugia-Assisi al fine di perorare un progetto che dovrebbe finanziare una platea di circa dieci milioni di cittadini poveri con un reddito garantito di 780 euro al mese.

A loro dire, come ribadito dal suddetto Toninelli, il costo di una simile operazione ammonterebbe ad “appena” 17 miliardi di euro, da finanziarsi con la solita, sinistra fuffa incentrata sul taglio agli armamenti, sull’inasprimento delle tasse sui giochi e sulle compagnie petrolifere, oltre ad un maggior contrasto all’evasione, cavallo di battaglia adatto per tutte le stagioni di sperperi scellerati.

In realtà, a conti fatti, il reddito di cittadinanza così come concepito dal partito degli onesti a 5 Stelle costerebbe oltre 90 miliardi di euro, ossia uno sproposito. Uno sproposito anche concettuale che potrà pur servire ad ottenere qualche milione di consensi in più; ma tutto questo - nel caso uscisse dal limbo di questa forsennata demagogia per trasformarsi in un provvedimento reale - non potrebbe che mandarci a fondo più velocemente del Titanic. Ovviamente sotto l’egida della più specchiata onestà.


di Claudio Romiti