Dagli alleati ancora danni all’Italia

venerdì 17 aprile 2015


Mentre in Italia ci si accapiglia sul nulla dal fronte estero arrivano pessime notizie per il nostro sistema produttivo. Ieri l’altro, nella totale indifferenza dei nostri media, si è concluso a Lubecca la riunione dei ministri degli Esteri del G7. Si è trattato di un incontro preparatorio del G7 dei capi di Stato e di governo che si terrà il prossimo 7 giugno in Baviera. Perché pensiamo sia andato male? Non si è registrato alcun cambiamento rispetto alla strategia delle sanzioni contro Mosca che, al contrario di quanto auspicato, sono state confermate. Ciò significa che le speranze dei nostri produttori di ritornare sul mercato russo, da sempre favorevole al “made in Italy” vadano definitivamente in fumo. Dopo il primo colpo i buyer russi si sono attrezzati per rivolgere altrove i loro interessi. Per quanto i nostri prodotti, specialmente nell’agroalimentare, facciano gola, se una politica insensata proibisce di commerciarli, i russi se ne sono fatti una ragione. Come è accaduto nel comparto turistico con la scelta di diminuire i flussi verso l’Italia a favore di mete più abbordabili economicamente e meno problematiche dal punto di vista geopolitico. Egitto, Turchia e, a breve, la Grecia sfrutteranno a pieno la miopia nostrana.

C’è poco da fare, continuiamo a essere schiavi delle altrui decisioni. In particolare di ciò che Obama e la signora Merkel stanno pensando per noi. Il dramma è che ci tocca anche di sentire il nostro ministro degli Esteri, il conte Gentiloni, il quale, con serafica tranquillità, tiene a precisare che in fatto di osservanza degli obblighi di embargo: “Se c’è un Paese che ha applicato le sanzioni in modo limpido, trasparente e rigoroso è stata l’Italia”.

Insomma, siamo bravi scolaretti che fanno bene i compiti a casa. Peccato che gli altri, a cominciare dalla Germania, non siano poi altrettanto rigorosi nell’applicare le decisioni comuni. Le industrie pesanti tedesche continuano a fare affari con i partner russi. E noi, fessi, a fare gli obbedienti. Tuttavia, il dramma della spaccatura in atto con Mosca non riguarda soltanto gli aspetti commerciali, pur rilevantissimi. La Russia resta un partner fondamentale nella lotta all’avanzata dell’islamismo integralista. Il Cremlino ha un peso decisivo nel rapporto con i principali player dello scacchiere mediorientale. Lo si è visto in occasione della conclusione dell’accordo sul nucleare iraniano. Come pensare di fare a meno di Mosca? Soprattutto ora che rischia di aprirsi un contenzioso con la Turchia dopo la presa di posizione del Papa sulla questione del genocidio degli armeni, avvenuto giusto cent’anni orsono. Il nostro Mediterraneo si sta trasformando in un’immensa polveriera. Prima che avvenga la deflagrazione bisogna poter contare sull’appoggio della flotta russa stabilmente presente in queste acque. Fino a qualche tempo fa, la Marina di Mosca poteva contare solo sulla base di Tartus, in Siria. Oggi è presente in Egitto, ad Alessandria, ed a Cipro, dove, grazie a recenti accordi con il governo di Nicosia, le navi della flotta del Mar Nero possono gettare le ancore nei porti dell’isola. Fino al 2013, l’Italia aveva attuato, per la lotta al terrorismo, il programma di cooperazione marittima con la flotta russa denominato “Ioniex”.

Con l’arrivo di Renzi a Palazzo Chigi non se n’è fatto più nulla. Troppa la paura di dispiacere i capi di Washington e Berlino. Intanto per quel che sta accadendo nel Canale di Sicilia l’Europa ha fatto intendere a chiare lettere che ce la dobbiamo sbrigare da soli e che la Libia è sì un problema ma non una priorità come vorrebbe il nostro governo. Quando si tratta di difendere i nostri interessi restiamo soli. Quando c’è da obbedire si ricordano che esistiamo. È difficile ipotizzare, di questo passo, dove finiremo. O forse no? Per decenza non lo diciamo per non scadere nella volgarità.


di Cristofaro Sola