Volano tesoretti come gli asini

martedì 14 aprile 2015


C’era da aspettarselo. Si approssimano le elezioni amministrative di fine maggio e letteralmente volano tesoretti. Sembra che tra le pieghe del bilancio dello Stato il Messìa di Palazzo Chigi abbia scovato un miliardo e seicento milioni da redistribuire come caramelle ai poveri. Da questo punto di vista ha ragione l’amico ed economista Mario Seminerio quando ha ironicamente scritto su Facebook: “Pregate il vostro dio che esista una cosa chiamata ripresa. Perché, con tutte queste caramelle nel bilancio pubblico, rischiamo una carie”.

In effetti la sensazione di trovarci all’interno di una farsa politica dai risvolti tragici è sempre più marcata. Oramai il cambiamento imposto al Paese di Pulcinella da Matteo Renzi è tale che persino la semantica appare interessata da una vera e propria rivoluzione copernicana. Nella neolingua rottamatrice la spesa in deficit, che qualunque somaro sembra in grado di deliberare, ha assunto la forma e la sostanza di un tesoretto; mentre l’ennesima stangatina fiscale - questa sì realmente celata tra le pieghe di un atto pubblico, il Documento di economia e finanza - ottenuta sforbiciando ulteriormente il mare magnum delle agevolazioni fiscali, si è trasformata in un taglio alla spesa.

D’altro canto, all’interno dell’universo parallelo in cui ci ha condotti il grande fiorentino al potere, il bicchiere appare sempre mezzo pieno e gli inasprimenti feroci del prelievo tributario, così come questo campione ha realizzato, ad esempio, ai danni del risparmio e dei fondi pensione, sono mere allucinazioni. Allucinazioni suscitate ad arte dal partito dei gufi, perennemente alla ricerca di argomenti pretestuosi onde distruggere il lavoro di codesto grand’uomo. L’Italia è in marcia, e ci si aspetta un tale aumento della produzione nazionale che di questo passo bonus e tesoretti pioveranno come grandine.

Certo, tra il citato partito dei gufi c’è pure chi insinua malignamente che in un sistema politico sempre più orientato a comprarsi il consenso con la spesa e i debiti, squilibrando ulteriormente l’assetto economico del Paese, quest’uso disinvolto delle regalìe pubbliche sembra più una mascalzonata che altro. Anche in considerazione del fatto che, soprattutto da noi, una volta concesso, un qualunque privilegio finanziario diventa quasi impossibile eliminarlo. Tuttavia questi sono ragionamenti da pusillanimi.

Per chi come Renzi è abituato a metterci la faccia, sebbene i quattrini siano rigorosamente i nostri, il concetto stesso di equilibrio finanziario non esiste. Egli sa fare al meglio le uniche tre cose che contano nella nostra disgustosa politica: raccontare balle, spendere e spandere e accumulare consensi elettorali. Dopodiché i tesoretti, insieme agli asini, possono tranquillamente volare.


di Claudio Romiti