I “luogocomunismi” sfatati dagli eventi

venerdì 3 aprile 2015


Il centrodestra è una noia mortale: è patetico assistere alle scissioni pianificate mesi pima da Tosi all’interno della Lega, ai tristi salti mortali di Alfano per tenere in piedi un partito che ha più dirigenti che elettori ed alla totale assenza di linea politica all’interno di Forza Italia, cosa molto più penosa delle liti furibonde consumate da quattro bassotti politici a cui hanno tolto la museruola.

Intriga molto di più il centrosinistra con le sue contraddizioni, con le sue sfighe e con le cose dette ma subito smentite dai fatti, quasi come fosse la “maledizione del superbo”, quella iattura tipica di chi non fa in tempo a mostrare spocchia che subito gli si ritorce contro.

Il popolo degli onesti, quello dell’evasione che sta a destra, quello della antropologica superiorità morale, quello della legalità, quello delle toghe che devono punire il nano di Arcore, quello che gode davanti alla fiction “1992” perché sputtana Berlusconi descrivendolo come se il marcio fosse contenuto nelle sue aziende, ecco, proprio quella corrente di pensiero ha sputato contro vento subendo le inevitabili conseguenze.

Costoro infatti sono rimasti vittime dei loro stessi “luogocomunismi”, venendo sporcati dal marciume della corruttela e dal sospetto di inciuci derivante dalle intercettazioni, così come se fossero dei berluscones qualsiasi e non dei nobilissimi esteti progressisti dal profilo morale e culturale altissimi.

Loro erano l’Italia migliore ed invece poi si scopre che probabilmente ad Ischia facevano affari con le Coop (ça va sans dire) per la metanizzazione dell’isola, a Roma gestivano il business dell’accoglienza, a Venezia facevano la cresta sugli appalti del Mose, a Milano maneggiavano con l’Expo, in Sicilia inguattavano i fondi europei, passando anche per casi meno noti in Liguria, Piemonte, Puglia, Umbria e Calabria (l’ultimo giornale che ha fatto la contabilità dei mariuoli democratici è stato il Tempo).

Dal nostro punto di vista sono tutti innocenti fino a prova contraria, noi non cambiamo idea sulla presunzione di innocenza a seconda dell’imputato, ma ciò non toglie che la favola del Pd immune da questioni morali venga totalmente e rovinosamente smentita dai fatti. Anche la questione del presunto coinvolgimento di D’Alema nelle intercettazioni relative al caso Ischia suscita una serie di riflessioni: pur essendo sicuri che l’acquisto di vini e libri da parte della cooperativa Cpl Concordia non abbia alcuna rilevanza penale, appare ormai chiaro che il cosiddetto “soccorso rosso”, cioè la strana commistione tra mondo politico e sistema cooperativo, non sia una leggenda metropolitana senza alcun fondamento. Anzi, si tratta di un fenomeno molto diffuso visto che, a quanto pare, sarebbero molti i destinatari delle elargizioni da parte dell’azienda sotto inchiesta tra cui spiccherebbero Kyenge, Letta, Zingaretti, Sposetti e tutto il sacramento post-comunista nostrano.

Parimenti, quand’anche fosse smentito dai fatti il contenuto delle intercettazioni in cui i vertici della Cpl Concordia ritengono utile foraggiare il mondo dalemiano ricevendo in cambio dei favori, spiace che l’ex segretario dei Ds si indigni per il fatto di essere stato sbattuto in prima pagina nonostante la compravendita di libri o vini non sia qualcosa di penalmente rilevante. E se ne accorge adesso? Le cronache sono piene di personaggi sputtanati sui giornali solo che, quando faceva comodo questo ciarpame mediatico, lo chiamavano libertà di informazione attraverso la quale i cittadini potevano farsi un’idea dei politici saggiandone la dirittura morale ancorché non ci fossero episodi di rilevanza penale. Dicevano che era questo il prezzo da pagare quando si è personaggio pubblico mentre oggi esortano l’Associazione Nazionale Magistrati ed il Csm ad una maggiore vigilanza verso chi osa infangare il loro onore che deve restare immacolato per definizione. Adesso frignano e chiamano mamma Csm mentre quando gli schizzi piovevano addosso ad altri, il biscottino ce lo inzuppavano volentieri e di gran gusto.

Insomma non sappiamo se, per dirla come Francesco Simone della Cooperativa Cpl per giustificare l’investimento nella Fondazione Italianieuropei , “D’Alema mette le mani nella merda come ha già fatto con noi, ci ha dato delle cose”.

Sicuramente un piede ce lo ha messo ed il modo per ripulirselo è anche peggiore dell’inciampo.


di Vito Massimano