Forza Italia come la Polonia del 1940

mercoledì 11 marzo 2015


Nulla di buono nel cielo di Forza Italia. Silvio Berlusconi ufficialmente continua a sostenere l’opposizione secca al governo Renzi anche sul terreno delle riforme istituzionali seguendo un ragionamento che ha una sua sostanza.

Dicono i fedelissimi del Cavaliere che non si può offrire il soccorso parlamentare al premier dopo la fregatura rimediata in occasione dell’elezione del Presidente della Repubblica. Sacrosanto! Anche perché la nuova posizione tiene conto di un elemento metapolitico che non andrebbe ignorato: il principio di responsabilità. È giusto sanzionare il comportamento di chi abbia deliberatamente violato un patto. E che Renzi abbia fatto il furbo lo sanno anche i sampietrini di Piazza Monte Citorio. Tuttavia, la corrente del partito che fa capo a Denis Verdini non intende seguire all’infinito il vecchio leader sulla strada dell’opposizione e si prepara, nel prossimo futuro, a fare da stampella alla claudicante maggioranza. Poi ci sono i soliti buontemponi che fantasticano di accordi segreti presi con “governi ombra”, come se fossimo in un film.

La prova del voto alla Camera sul disegno di legge costituzionale è stata un disastro annunciato. Il gruppo parlamentare di Forza Italia ha votato contro, ma una sua parte ha dichiarato di averlo fatto solo per affetto verso Berlusconi. Viene spontaneo domandarsi se questi personaggi pirandelliani rappresentino ancora qualcuno, oltre se medesimi. O siano tutti in cerca di autore. Mancava solo la “variabile affettiva” al pittoresco bestiario berlusconiano. Ma per quali misteriose vie si è giunti a questa débacle? Una di esse conduce ad Arcore. Il vecchio leone finora ha giocato con il voto dei moderati a proprio piacimento, pensando che componessero loro di gran lunga la maggioranza del suo elettorato. Ai “nativi” della destra, quella difficile da capire, quella austera, dallo sguardo ingrugnito, non è che abbia prestato molta attenzione. Sommariamente ha ritenuto che fosse terreno di raccolta di Alleanza Nazionale, ieri, e di Fratelli d’Italia oggi. Invece quell’area, così scarsamente considerata, è stata un pilastro portante della costruzione berlusconiana. Quella destra poco visibile lo ha seguito fino in fondo, accettando, senza battere ciglio, assolute bizzarrie nella selezione della classe dirigente locale e nazionale del partito. Da Angelino Alfano in giù. Ma si è fermata quando il Cavaliere ha lasciato intendere che il progetto renziano potesse essere un approdo possibile anche per il centrodestra. È stato allora che la quota di elettorato non moderato, presente in Forza Italia, non ha capito più cosa stesse combinando il suo leader e ha deciso di fare scelte diverse dividendosi tra l’astensione e il voto di protesta.

Ora cosa si rischia? Il continuo stop-and-go nelle scelte d’opposizione all’attuale maggioranza di governo potrebbe provocare la polverizzazione del suo residuo capitale elettorale. Ciò farebbe il gioco di entrambi i Matteo in auge al momento. Potrebbero essere proprio loro i maggiori interessati a spartirsi la dote berlusconiana nel nome di una ritrovata polarizzazione della politica italiana. Una parte del consenso di marca moderata convergerebbe al centro per rinforzare il disegno neodemocristiano di Renzi, l’altra parte risalirebbe il fiume della destra radicale per ricostruire il suo habitat originario grazie anche alle forze liberate dallo svuotamento del serbatoio elettorale grillino, ormai in dissoluzione.

Forza Italia oggi somiglia alla Polonia del “Patto Molotov- Von Ribentropp”. Del partito azzurro non vorremmo si dicesse domani ciò che nazisti e sovietici scrissero nel secondo articolo segreto del Protocollo: “Il problema di sapere se gli interessi di entrambe le parti rendono auspicabile il mantenimento di una Polonia/Forza Italia indipendente e come tale debba essere limitata, può essere risolto solo nel corso di ulteriori sviluppi politici”.


di Cristofaro Sola