Panem, circenses et “bonus bebè”

sabato 14 febbraio 2015


Il 10 febbraio scorso il Consiglio dei ministri ha dato il via libera al cosiddetto bonus bebè. Trattasi dell’ennesima regalìa renziana di 80 euro al mese e riguarderà tutte le famiglie - comprese quelle di extracomunitari in possesso di regolare permesso di soggiorno - con Isee inferiore a 25mila euro per ogni figlio nato tra il primo gennaio 2015 e il 31 dicembre 2017. Se tuttavia l’indicatore della situazione economica sarà inferiore a 7mila euro, il bonus arriverà a 160 euro al mese. Probabilmente ne gioveranno 330mila bambini, su una media di 500mila figli nati ogni anno in Italia.

Il Governo ha ovviamente giustificato questa ennesima mascalzonata operata ai danni dell’ignoto Pantalone con l’esigenza di incentivare le nascite in un Paese affetto da invecchiamento precoce. In realtà, dal mio punto di vista di liberale sempre più scettico sulle vere intenzioni del fenomeno al potere, l’operazione bonus bebè somiglia tanto a quella forma di investimento che tanto piace ai nostri politici di professione. Un investimento che, contrariamente a ciò che accade nell’economia reale, non produce alcun eventuale aumento di ricchezza, bensì esclusivamente crescita di consensi ottenuta rigorosamente coi quattrini degli altri.

Da questo punto di vista il “nuovo” Matteo Renzi è simile in tutto e per tutto a quella impresentabile classe politica la quale, un po’ di tempo fa, egli dichiarava di voler rottamare. L’unica differenza sostanziale è che lui, il signorino soddisfatto che promette di cambiare il Paese fino all’ultimo bottone, appare decisamente più spregiudicato dei suoi colleghi sacerdoti della fallimentare democrazia acquisitiva. Le sue botte di vita elettoralistiche, come nel caso del primo bonus di 80 euro, partono dai 10 miliardi in su, mica bazzecole.

Stiano pertanto sereni i sempre più tartassati contribuenti italiani. Con questo genio della bottiglia al timone, sempre intento a scovare risorse da redistribuire in cambio di voti, sarà ben difficile impedire al nostro deficit di bilancio di lievitare alla grande, portando in dono altre bellissime, come le tasse di un compianto ministro, clausole di salvaguardia.

D’altro canto, secondo un celebre motto di Alcide De Gasperi, uno statista come Renzi guarda senz’altro alle prossime generazioni, beneficando i nuovi nati, ma la sua mente avida già conta i voti dei relativi genitori e affini. Vi prego, ditemi che non siamo falliti!


di Claudio Romiti