Forza Italia, Berlusconi ed il convitato di pietra

giovedì 12 febbraio 2015


Compiono un errore capitale quanti descrivono Forza Italia come un partito balcanizzato segnato in maniera indelebile da lotte tribali tra i berlusconiani del “cerchio magico”, i verdiniani di stretta osservanza, i fittiani alla ricerca della conferma in lista, i falchi singoli come Brunetta e la Santanchè ed i moderati sparpagliati come Romani e la Gelmini.

L’errore capitale è di limitarsi a descrivere la carta parlamentare del partito di Silvio Berlusconi e di non tenere in alcun conto che, fuori del Parlamento e senza i condizionamenti connessi ai benefici dello scranno, esiste un elettorato formato non solo da chi è andato a votare Forza Italia alle ultime elezioni, ma anche da chi si è rifugiato nell’astensione per delusioni ed incazzature provocate in gran parte proprio dai privilegiati del cerchio parlamentare.

È sbagliato non considerare la presenza degli elettori nella partita interna di Forza Italia. Saranno pure dei convitati di pietra, che al momento non hanno la possibilità di parlare e si debbono accontentare di seguire da lontano le guerre balcaniche che si svolgono all’interno del partito. Ma questo convitato di pietra esiste, non è esiguo e non si è lasciato per nulla incantare dalle lusinghe neoperoniste del Renzi “caudillo” acchiappatutto. A chi risponde questo convitato di pietra? E quali sono i suoi umori, le sue esigenze, le sue richieste e le sue volontà?

Chi si è inchiodato al seggio parlamentare e pur di arrivare alla fine della legislatura è pronto a convertirsi a chiunque gli assicuri questo risultato, tende ad ignorare questi interrogativi. Ma in democrazia non si può non tenere conto dell’umore popolare. Perché, presto o tardi, si torna a votare. E quell’umore alla fine decide.

Gli ultimi sondaggi hanno indicato che il 92 per cento dell’elettorato di Forza Italia continua a nutrire fiducia solo in Silvio Berlusconi. Il convitato di pietra, dunque, se ne infischia dei componenti del cerchio parlamentare e ha un rapporto diretto e sempre stretto con il proprio leader storico.

Ma cosa chiede il popolo dei fedelissimi e dei delusi di Forza Italia al Cavaliere? Lo vuole vassallo passivo di Renzi o deciso a creare una alternativa ad un governo che continua a vessare la stragrande maggioranza degli italiani con una pressione fiscale crescente e sempre più iniqua e con uno stato di polizia sempre più invasivo?

Dopo l’8 marzo Berlusconi potrà recuperare in pieno il rapporto con la base del proprio partito. E più saprà ricucire il filo che lo unisce con i suoi elettori, più potrà non solo imporre la propria pace nel partito balcanizzato, ma avrà anche la possibilità di tornare a guidare lo schieramento alternativo a quello del “caudillo” fiorentino.

Chi si preoccupa solo della propria poltrona si ricordi della sorte che il convitato di pietra ha riservato a Gianfranco Fini ed ai suoi futuristi. La memoria alimenta la saggezza!


di Arturo Diaconale