giovedì 15 gennaio 2015
Il centrodestra non esiste più. Non esiste in Parlamento, non esiste nel dibattito pubblico, non esiste nella discussione per la scelta del nuovo Presidente della Repubblica. Matteo Renzi e il Partito Democratico hanno tutto il diritto di scegliersi uno del solito giro: non si può certo imputare all’ex sindaco di Firenze e alla sinistra italiana la “colpa” di vincere le elezioni (o di avere una maggioranza in Parlamento) ogni qualvolta c’è da scegliere l’inquilino del Quirinale.
Di più (e di peggio): un centrodestra privo di candidati, privo dei numeri per rendere quei candidati eleggibili è rimasto soprattutto privo di idee. L’unica direttrice su cui l’ex coalizione berlusconiana si muove è quella di un salva-condotto per il suo leader: che sia giudiziario, legislativo a colpi di 3 per cento o che sia un condono tombale per mano del neo-presidente poco importa. Quello di cui praticamente non si discute mai è la prospettiva politica di una scelta che condizionerà i prossimi sette anni: dovrebbe essere l’aspetto principale di questa vicenda ed è invece il solo risvolto che non interessa a nessuno.
Giunti a questo punto, considerato che tutti si sono già espressi sull’inesistenza di veti anche sui nomi (pur strampalati) purché garantiscano quell’accordo, fate una cosa molto semplice: scegliete Romano Prodi, votatelo tutti quanti alla quarta votazione e mandatelo al Colle. Almeno così, una volta per tutte, avremo sancito la totale separazione tra il centrodestra culturale, politico, sociale che vive nel paese reale e quello – popolato da zombie – che ormai esiste soltanto in Parlamento.
(*) Tratto da Rightnation
di Andrea Mancia e Simone Bressan