mercoledì 3 dicembre 2014
Se qualcuno nel centrodestra pensava di far interpretare a Matteo Salvini la parte della lepre telecomandata, si è sbagliato di grosso. Lui, la lepre, si è messo a correre e gli inseguitori l’hanno perso di vista. Ogni giorno ne combina una che spiazza gli avversari. L’ultimo fine settimana lo ha trascorso a Lione, in compagnia di Marine Le Pen. Il giovanotto si è presentato sul palco del congresso del Front National dove ha raccolto una standing ovation impressionante. Ha fatto rientro in Italia con un bel risultato da custodire nel carniere. Salvini ha di fatto agganciato il suo futuro politico in Italia a quello di “Blue Marine” in Francia. Se la leader della destra radicale d’oltralpe dovesse sbancare nei consensi alla prossima tornata elettorale produrrebbe un effetto a cascata sulla vicenda politica interna italiana di cui lui sarebbe il solo legittimo beneficiario.
Avrebbe potuto godersi il successo lionese almeno per qualche giorno, invece “tombini di ghisa”, come lo sfotte Maurizio Crozza, lunedì è andato in radio a dire una cosa che ha mandato in tilt i sismografi. “Cosa mi ha fatto cambiare idea sui meridionali? Sono i fatti, probabilmente il Sud lo conoscevo poco, ho fatto e abbiamo fatto degli errori. Adesso sono stra-convinto che l’Italia o si salva tutta, da Nord a Sud, o non ce n'è per nessuno. Prima ci si risolleva tutti insieme dalle due emergenze, disoccupazione e immigrazione, poi si parla di autonomia e federalismo, risposte che servono anche al Sud”. Questo è lo spessore di un politico di rango. Fare autocritica di posizioni che suonavano come razziste nei confronti dei meridionali è la chiave giusta d’approccio per affrontare il dialogo con una popolazione ancora, a buon diritto, diffidente verso la svolta nazionalista della nuova Lega.
Nella serata dello stesso giorno, poi, ha ricevuto un inaspettato regalo dal suo alter ego, l’altro Matteo, il chiacchierone che governa temporaneamente questo sciagurato paese. Alla direzione del suo partito Renzi ha sventolato un ennesimo drappo rosso. Questa volta c’era inciso il nome del competitor meneghino. Renzi crede di essere furbo scaricando sul nuovo nemico il peso di tutta la negatività che si respira. Trascura, però, di considerare che si tratta di un’arma a doppio taglio. Se legittima Salvini come l’antitesi del suo progetto politico, corre il rischio che, in assenza di risultati concreti, gli italiani saranno portati naturalmente a schierarsi con l’antagonista.
Tuttavia Renzi non è l’unico a fare omaggi all’astro nascente. Con il Movimento 5 Stelle allo sbando, il voto di protesta cerca un riposizionamento su tematiche e parole d’ordine comprensibili e d’immediato impatto. La linea del buon senso delle piccole cose, sulla quale si muove Salvini, potrebbe rispondere alla domanda di rappresentanza di una porzione consistente del popolo dei “vaffa”. Altro sponsor involontario del leghista è quel tale Angelino Alfano, responsabile di una gestione del ministero dell’Interno che non potrebbe essere più inviso all’elettorato di centrodestra. Più lui ripete “con Salvini manco morti”, più la gente si convince da che parte stare. Ultimi ma non ultimi ci sono gli zeloti berlusconiani. A volte rischiano, per eccesso devozionale, di essere ridicoli. Si affannano a ripetere che il capo del centrodestra è Silvio Berlusconi ignorando il fatto che le leadership si conquistano sul campo, non sono eterne e non sono trasmissibili in via dinastica. L’unico che, come sempre, ha capito tutto è proprio il cavaliere. Sa bene che Salvini sarà una brutta gatta da pelare quando si tratterà di sedersi al tavolo per ricomporre una coalizione di centrodestra. Per il momento non calca la mano e osserva con circospezione le mosse del suo giovane concittadino. Il ragazzo piace a Vladimir Putin e questo, nella scala valutativa di Berlusconi, non è roba da poco.
Ora, “tombini di ghisa” non deve commettere errori. Sulla vicenda del Mezzogiorno Salvini ha lanciato il cuore oltre l’ostacolo. Bene. Ora continui a galoppare con lo stesso coraggio.
di Cristofaro Sola