Renzi tra le Regionali ed il logoramento

giovedì 20 novembre 2014


Adesso incomincia ad essere evidente la ragione per cui Matteo Renzi non intende capitalizzare con le elezioni anticipate il consenso che gli viene ancora accreditato e sembra deciso a prolungare la legislatura fino alla sua scadenza naturale correndo il rischio del logoramento. Questa ragione è che il logoramento è già arrivato. Il Premier ne è talmente consapevole da aver stabilito di rinunciare ad un voto di primavera destinato a trasformarsi in una vittoria di Pirro dalle conseguenze peggiori di una sconfitta conclamata. E di resistere fino al 2018 contando sulla scarsa volontà delle altre forze politiche, opposizioni in testa, di andare al voto a breve termine nel timore di scoprire che anche per loro il logoramento è in atto.

Nessuno dubita che in caso di elezioni anticipate il Partito Democratico di Renzi riuscirebbe ad ottenere una nuova vittoria. Magari non con il 40,8 per cento delle elezioni europee, ma sempre vittoria. E sulla base del successo e di una legge elettorale fatta apposta per moltiplicarlo non avrebbe difficoltà a tornare alla guida del Paese nella nuova legislatura. Ma mentre fino alle scorse settimane si dava per certo che le elezioni avrebbero dato solo questo risultato, adesso si incomincia a temere che accanto al risultato scontato ce ne sarebbe un altro in grado di annullare il primo.

Le previsioni più attendibili sul voto di domenica prossima in Calabria ed in Emilia Romagna danno per certa la vittoria del candidato del Pd, ma danno per altrettanto certa un’astensione senza precedenti destinata a certificare l’esistenza certa di una frattura incolmabile tra classe politica e popolazione. Le Europee, con poco più del cinquanta per cento dei votanti, sono state l’avvisaglia di un fenomeno del genere, avvisaglia oscurata dal successo personale di Renzi. Ma una valanga astensionista alle regionali calabresi ed emiliane ben difficilmente potrebbe essere nuovamente nascosta da un successo del Pd inevitabilmente ridimensionato rispetto a quello europeo.

Le elezioni regionali sarebbero un’inequivocabile cartina di tornasole di uno scollamento tra società civile e classe dirigente che, in un clima di tensioni sociali crescenti per una crisi economica al momento irrisolvibile, oltre a delegittimare Renzi e le principali forze politiche dell’attuale legislatura, potrebbe provocare un collasso definitivo del sistema. Uno scenario del genere non è affatto fantasioso. Se dal voto regionale arriva la conferma che più del cinquanta per cento degli italiani diserta le urne ed il resto sconfessa di fatto sia Renzi che Berlusconi e Grillo, il quadro politico diventa sempre più precario ed insostenibile. Cacciata dalla porta l’ipotesi di elezioni anticipate, non più volute da Renzi e Berlusconi (ma anche da Grillo), può rientrare dalla finestra sulla spinta di pressioni non più governabili provenienti dalla società civile.

Non bisogna, allora, sottovalutare il test elettorale emiliano e calabrese. Renzi aveva sperato che fosse un corroborante non tanto per il proprio governo quanto per la propria personale leadership. E non aveva escluso, sulla base del corroborante, di poter giocare la carta del voto anticipato in primavera. Ora, però, si è convinto che il corroborante può essere velenoso e cambia il proprio gioco puntando sulla durata della legislatura. Ma lo scollamento tra cittadini e classe dirigente cresce a ritmo sempre più incalzante. E per il premier fiorentino ora il problema è di trovare una risposta ad un logoramento arrivato con largo anticipo rispetto a tutte le previsioni!


di Arturo Diaconale