mercoledì 19 novembre 2014
L’Italia è in una drammatica condizione di violenza che va propagandosi. Tutti i nodi stanno venendo al pettine. Gli ultimi tre governi della Repubblica, che hanno raccontato al Paese una storia molto diversa dalla verità, sono i massimi responsabili dell’onda ribellistica che sta montando. Quando altro dolore si sarà aggiunto alla disperazione già abbondantemente diffusa cosa accadrà? Imploderà l’intero sistema sociale?
Quella che finora sembrava un’inverosimile minaccia demagogica, sta assumendo profili di concretezza che non possono essere più taciuti. Neanche il diluvio di chiacchiere con il quale Matteo Renzi ha inondato il Paese potrà reggere di fronte alla catastrofe che si sta profilando all’orizzonte. Non si tratta di giocare allo sfascio per il gusto di procurare allarme ingiustificato. È sufficiente ascoltare ciò che dicono le forze di polizia per capire come stiano realmente le cose. Sono loro, e non noi, a segnalare che si è in presenza di un disagio non più gestibile attraverso gli ordinari strumenti di ordine pubblico.
La realtà è che di fronte alla fuga globale della politica, tranne alcune individuate eccezioni, l’opposizione a questo Governo la fanno le piazze. E questo è un pessimo segno. Sappiamo bene cosa si rischi quando la protesta sociale cessa di essere canalizzata all’interno della dialettica parlamentare. Nel caso italiano, a peggiorare il clima incide la convinzione che a determinare la crisi sia l’inflessibilità di un nuovo potere dominante che è l’Unione Europea a trazione germanica. Gli addetti ai lavori ci spiegheranno che non è così e che imputare all’Europa la responsabilità per i nostri mali è un modo superficiale e non veritiero di affrontare i problemi che abbiamo davanti. Sarà giusto ma anche i grandi esperti dovrebbero tenere conto di come la pensi, e la viva, la popolazione.
Finora non è passato giorno che non dedicassimo le nostre energie a bastonare questo Governo. Oggi ce la prendiamo con l’opposizione che siede in Parlamento. Facciano presto i rappresentanti del centrodestra a risvegliarsi dallo stato catalettico nel quale vegetano da tempo. Soltanto con la ripresa di un’opposizione puntuale, rigorosa e debitamente comunicata all’opinione pubblica si può sperare di fronteggiare la deriva che sta facendo naufragare il Paese. Bisogna restituire fiducia all’azione della politica perché i nostri concittadini si convincano che non sia la ribellione violenta e incontrollata la soluzione al loro malessere. Bisogna incalzare il Governo perché prenda il coraggio necessario e vada in Europa a porre la questione non della sola sopravvivenza dell’Italia, ma di quella di tutta l’Unione. Bisogna convincere i tetragoni partner continentali che l’egoismo dei più forti non fa crescere l’insieme degli Stati membri dell’Ue, come i dati macroeconomici sulla produzione continentale stanno drammaticamente dimostrando.
Bisogna spiegare alle teste dure di Bruxelles che se non si cambia rotta nelle politiche comunitarie di contenimento della spesa pubblica, si verrà travolti dalla rabbia e dalla disperazione dei cittadini. La prossima domenica si voterà in due regioni, l’Emilia e Romagna e la Calabria. Vedremo quale sarà il responso delle urne. Il dato a cui si dovrà guardare non sarà la percentuale conseguita da ogni singola forza ma il numero complessivo dei votanti. Se la partecipazione dovesse scendere significativamente al di sotto del 50 per cento degli aventi diritto, ci sarà da preoccuparsi non poco per quello che potrà accadere nei giorni successivi.
E non venga Matteo Renzi a dirci che il Paese lo ama e lo segue se il suo Partito Democratico, nella regione più rossa d’Italia, dovesse conquistare anche il 70 per cento dei consensi, ma su una base di votanti ridotta a un terzo degli aventi diritto. Questo scherzo gli è riuscito alle elezioni europee. Questa volta non funzionerà.
di Cristofaro Sola