Non le chiacchiere, ma tagli strutturali

giovedì 16 ottobre 2014


Come è inevitabile che accada in un Paese dominato dalle cicale, un certo consenso trasversale sta riscuotendo la chiara determinazione del Governo Renzi di allargare i già molto evanescenti confini del deficit di bilancio, onde realizzare le tanto auspicate politiche espansive. E tra le uniche preoccupazioni dei sostenitori di questa linea vi è il rischio di incorrere nelle “terrificanti” sanzioni della tigre di carta dell’Europa.

C’è invece una domanda delle cento pistole che costoro evitano accuratamente di porsi, presi come sono dai loro sogni keynesiani di un new deal in salsa fiorentina: ma i mercati finanziari, ossia i soggetti interni ed esteri che ci prestano i quattrini, continueranno a farlo agli attuali, ragionevoli tassi d’interesse o cominceranno di nuovo a fuggire alla spicciolata dal nostro colossale debito pubblico? Personalmente credo, in estrema sintesi, che l’unica cosa in grado di rassicurare un creditore circa la solvibilità di un debito sovrano che ha raggiunto le stratosferiche dimensioni di quello italiano sia il varo di misure strutturali le quali, pur nei tempi compatibili con una democrazia, offrano garanzie sul piano del contenimento e della riqualificazione della spesa pubblica. In pratica, se un possessore di Btp decennali prende atto che il Governo in carica attua dei risparmi a regime degli attuali, insostenibili costi dello Stato burocratico e assistenziale, abbattendo la fiscalità attraverso i risparmi e spostando parte delle risorse dalla spesa corrente parassitaria alla realizzazioni di infrastrutture utili allo sviluppo, egli può continuare a fidarsi dell’Italia, evitando di vendere sul mercato secondario i Btp medesimi.

Tuttavia, al di là di qualunque faziosità, possiamo dire che la linea del premier Renzi porti, pur nell’ottica dei passettini, nella direzione auspicabile da qualunque investitore? Francamente penso proprio di no. Finora, al netto della montagna di chiacchiere relative ad una spending review da barzelletta, abbiamo assistito al varo di misure di piccolo cabotaggio che neppure scalfiscono un sistema di democrazia acquisitiva che si ostina a vivere ben oltre le proprie possibilità.

D’altro canto, se si ha veramente in animo di aggiustare il coccio rotto di uno Stato che spende e tassa al di là della soglia di sopravvivenza, occorre mettere da parte le ragioni del consenso a vantaggio di quelle piuttosto impopolari della necessità. Tuttavia, dato che oramai anche i sassi hanno compreso che Matteo Renzi intende “riformare” il Paese col consenso, in attesa di prendere l’inevitabile tranvata dai mercati, anche dalla prossima legge di stabilità non possiamo che aspettarci l’ennesimo fritto misto di pannicelli caldi e di pasti gratis da redistribuire.

D’altro canto, caro premier, o si taglia sul serio la spesa corrente o si muore sul fronte dei tassi; tertium non datur.


di Claudio Romiti