martedì 14 ottobre 2014
Non c’è bisogno di essere avvocati di lunga esperienza o magistrati provvisti di buon senso per sapere che se il Parlamento allungasse i termini di prescrizione, riesumasse le vecchie norme contro il falso in bilancio, varasse la tanto auspicata norma contro l’autoriciclaggio, cioè tutte le richieste che vengono avanzate con forza dall’Associazione Nazionale Magistrati e poste come alternativa alla riforma Orlando, le Procure ed i Tribunali della penisola subirebbero un intasamento di procedimenti micidiale e paralizzante.
Ma non è in nome dell’efficienza e della funzionalità del sistema giudiziario che va contestata la posizione del sindacato dei magistrati. L’inefficienza e la paralisi del sistema sono già gli elementi caratterizzanti della giustizia italiana. Ed anche se l’ennesima dose di norme giustizialiste dovesse portare allo stallo definitivo non ci sarebbe proprio nulla da stupirsi. Al tempo stesso, non serve neppure usare come argomento di contestazione della prossima mobilitazione dell’Anm contro la riforma governativa della giustizia la tesi secondo cui il sindacato dei magistrati tende ad allinearsi alle posizioni dei sindacati più intransigenti ed estremisti. Anche in questo caso non c’è nulla da stupirsi.
Sono anni ed anni che l’Anm si pone come l’avanguardia di tutti i radicalismi sociali e politici del Paese. Ed è addirittura scontato che lo faccia quando deve battersi sul terreno della propria categoria.
Ciò che va contestato al sindacato dei magistrati, e non solo alle correnti più estremiste ma anche a quelle semplicemente corporative, è che l’ispirazione culturale e politica della loro posizione costituisce una totale negazione dello spirito e della norma della Costituzione. Le loro richieste sulla prescrizione, sul falso in bilancio e sull’autoriciclaggio puntano a raggiungere l’obiettivo di assicurare alla categoria dei magistrati la possibilità di avere il massimo controllo della società nazionale. La prescrizione allungata significa imporre per un tempo indeterminato la condizione di imputato ai cittadini incappati nelle maglie della giustizia, il ritorno al falso in bilancio significa avere la possibilità di mettere sotto inchiesta qualsiasi azienda operante nel Paese, le norme sull’autoriciclaggio significano raddoppiare di colpo i reati da contestare ad inquisiti ed imputati.
L’obiettivo, in sostanza, parafrasando il vecchio slogan bolscevico del “tutto il potere ai soviet”, è di assicurare il massimo del potere alle toghe. E di procedere alla definitiva ed irreversibile trasformazione dello stato di diritto in uno stato giustizialista, in cui i cittadini non sono neppure dei sudditi ma solo dei portatori inconsapevoli di colpe e di reati che potrebbero essere sempre e comunque accertati.
All’Anm va contestato il disegno culturale e politico di tenere sotto scacco l’intera società nazionale, riducendo progressivamente l’area dei diritti e delle garanzie dei cittadini. Un disegno che per qualcuno deriva dalla convinzione ideologica di avere una missione salvifica da compiere e per qualche altro dal semplice interesse a conservare il proprio status di casta intoccabile e privilegiata. Ma un disegno che, qualunque sia la motivazione, produce una profonda alterazione del sistema democratico e la sua degenerazione in sistema autoritario fondato non sulla libertà, ma sulla facoltà di prevaricazione da parte di pochi su tutti gli altri.
Certo, il povero ministro Andrea Orlando non sembra intenzionato ad usare questa argomentazione contro le pretese del sindacato dei magistrati. E, forse, non è neppure attrezzato a farlo. Ma qualcuno deve pure denunciare che la giustizializzazione della società non è una cura dei vizi della società, ma solo un’epidemia che minaccia di distruggere la democrazia!
di Arturo Diaconale