Francia e Germania: il falso dilemma

venerdì 3 ottobre 2014


Ma l’Italia ha la forza di seguire l’esempio della Francia, denunciare i vincoli di bilancio europei e scavalcare il limite del 3 per cento per ridurre gli effetti devastanti dell’austerità?

La risposta non si presta ad equivoci. Il nostro Paese, come ha ammesso lo stesso Presidente del Consiglio Matteo Renzi annunciando che l’Italia rispetterà i patti, non ha alcuna possibilità di seguire l’esempio della Francia e sfidare apertamente la Germania della Merkel.

Matteo Renzi ha abbaiato per mesi la necessità di uscire dalla gabbia ristretta delle regole troppo rigide imposte dai burocrati europei. Ma al momento di mordere ha di fatto ammesso di non avere i denti per poterlo fare. La debolezza strutturale del Paese non consente nessun colpo di testa. Da Berlino arriva l’ammonimento a badare solo a fare i “compiti”. E, come ai tempi di Mario Monti, si obbedisce senza compiere gesti inconsulti o colpi di testa alla francese.

L’unica differenza che si nota è che mentre ai tempi del governo tecnico lo svolgimento dei “compiti” assegnati dalla Cancelliera era sbandierato come atto virtuoso e realizzato in maniera acritica e volutamente sottomessa, adesso tutto avviene dietro la cortina fumogena di riforme che vengono presentate come scelte autonome ed indipendenti e non come frutto di imposizioni esterne. Non si tratta di una differenza da poco. Renzi è troppo furbo per seguire l’esempio di un Monti inconsapevole di interpretare agli occhi degli italiani la parte del collaborazionista filo-tedesco. Ma la novità politica rappresentata dalla parvenza di autonomia è cancellata dalla confusione e dall’ambiguità con cui il governo tentare di realizzare i compiti a lui assegnati. Il Jobs Act, come dice D’Alema, è il prezzo che Renzi paga alla Merkel ed ai burocrati di Bruxelles? Per rintuzzare questa accusa e per ridurre la conflittualità sociale minacciata dalla Cgil, la riforma del lavoro viene progressivamente modificata e diventa, come già è avvenuto per le riforme che l’hanno preceduta , un provvedimento in cui il contenuto, smozzicato, ridimensionato, edulcorato, non corrisponde affatto al suo titolo. Forse in questo modo la Merkel sarà stata contenta e buggerata. Ma ad essere buggerati sono anche gli italiani che non hanno né una riforma effettivamente incisiva e neppure la soddisfazione di compiuto una qualche ribellione alle imposizioni di una Europa troppo rigida e tedesca.

Alla furbizia eccessiva, poi, si aggiunge l’agitazione scomposta del Premier. Che per fare il fenomeno del Twitter e produrre un colpo ad effetto al giorno spara sciocchezze a raffica come quella del Tfr dando l’impressione di non avere alcuna idea seria per far uscire il paese dalla crisi.

Di questo passo il rischio di fare la fine di Monti per Renzi diventa decisamente alto! Mai come in questo periodo il consenso è volatile!


di Arturo Diaconale