Altri pasti gratis in dirittura d'arrivo

sabato 27 settembre 2014


Mentre importanti organismi internazionali, tra cui il Fondo Monetario Internazionale, chiedono al governo di mettere mano al capitolo più oneroso della spesa pubblica, ossia le pensioni, il ministro Poletti si appresta a presentare una proposta che sembra andare nella direzione opposta. Incurante del fatto che in Italia lo Stato costa troppo a causa di un eccesso della cosiddetta redistribuzione, consentendo ad una quota consistente di cittadini di vivere sopra le spalle di altri, il titolare del Welfare e delle Politiche sociali sta elaborando da tempo un piano per allargare la platea di chi beneficia, almeno in parte di “pasti gratis”, per così dire.

La formula di questo ennesimo alchimista della nostra politica di Pulcinella si basa su un numero e una parola magica: 96 e prestito Inps. In sostanza si tratterebbe di mandare in pensione anticipata tutti i richiedenti che abbiano raggiunto la famigerata quota 96, tanto cara ad un altro dispensatore di pasti gratis come l’ex ministro democratico Cesare Damiano, in servizio attivo permanente nell’assalto alla diligenza pubblica. Ma rispetto a quest’ultimo, che in Senato preme per estendere a tutti e senza indugio la possibilità di andare in pensione a chi, ad esempio, cumuli 61 anni più 35 di contributi versati, Poletti vorrebbe puntellare questo ennesimo aggravio di spesa con il citato prestito Inps.

In sostanza l’ente previdenziale pubblico, che per la cronaca è arrivato a spendere qualcosa come 330 miliardi all’anno, coprirebbe gli anni di contributi che mancano al raggiungimento dei requisiti previsti per legge, per poi essere rimborsato anche in piccole rate quando tali requisiti saranno stati finalmente raggiunti. Nei fatti, dato che lo stesso ente i quattrini non li stampa, il costo dell’intera operazione graverebbe inevitabilmente sui lavoratori in attività, così come accade da decenni nel quel colossale schema Ponzi targato Inps. Per onestà intellettuale, occorre comunque aggiungere che il ministro Poletti prevede di dare facoltà di accesso ai vitalizi anticipati solo ai dipendenti di aziende in crisi economica.

Tuttavia, come dimostra l’opera di svuotamento della riforma Fornero messa in atto dai campioni parlamentari del deficit-spending, ben sappiamo come vanno a finire in Italia queste cose. Per una “finestra” che si tenta realizzare si apre poi un “portone” in cui passa di tutto, con buona pace dei sempre più disastrati conti pubblici. Resta il fatto che, a prescindere da come andrà a finire tale questione, se il cambiamento renziano continua a basarsi sull’idea di aumentare la platea di soggetti che vivono di spesa pubblica, la prospettiva di essere “salvati” dagli elicotteri della Troika si farà sempre più vicina, altro che chiacchiere.


di Claudio Romiti