Rimini: il meeting di Cl politicamente corretto

martedì 26 agosto 2014


Si è aperta all’insegna della discontinuità la trentacinquesima edizione del meeting di Rimini di Comunione e Liberazione. Per anni la settimana di incontri organizzati da Cl sono stati contrassegnati, anche quando appesantite da passerelle di potenti e ministri in carica, da una ispirazione controcorrente rispetto alle mode culturali del momento. Quest’anno, al contrario, lo spirito dominante sembra essere l’adesione acritica all’egemonia del politicamente corretto. È un modo per allineare Comunione e liberazione al nuovo corso di Papa Francesco? È una conversione al pensiero dominante non solo nella cultura dei paesi occidentali più avanzati ma anche nelle stanze, non più segrete grazie a Bergoglio, del Vaticano?

La questione è aperta. Ma in attesa di poter avere qualche indicazione certa in proposito non si può non prendere atto dell’indirizzo assunto da Comunione e Liberazione almeno nelle parole di Giorgio Vittadini su alcune questioni di grande rilevanza, non solo sul terreno della politica italiana ma anche su quello della politica internazionale. Sulla politica italiana la discontinuità rispetto all’anticonformismo del passato è risultata fin troppo evidente dall’affermazione secondo cui l’eventuale fallimento del Governo Renzi condannerebbe il paese a precipitare nel Terzo Mondo.

Nessun riferimento alla scontata necessità delle riforme. Tanto meno alla considerazione controcorrente che l’ostacolo principale all’avvio del processo riformista in Italia è provocato dalle resistenze del blocco sociale (alte burocrazie, dipendenti pubblici, sindacati e capitalisti di relazione). In altre epoche i ciellini si sarebbero posti il dilemma se Matteo Renzi rappresentasse sul serio un avversario del blocco sociale del proprio partito, quello che ostacola da sempre le riforme. Sarebbe stato un bel tema per il meeting. Invece nulla.

E lo stesso vale per la politica internazionale. In altre epoche si sarebbe probabilmente discusso sulla pulizia etnico-religiosa in atto in Medio Oriente e in Africa da parte del fondamentalismo ai danni delle comunità cristiane e non musulmane. Invece il tema delle “periferie” martoriate dalle guerre del nuovo califfato verrà affrontato solo nella chiave politicamente corretta indicata da Papa Francesco, secondo cui gli unici interventi consentiti sono quelli inesistenti e impossibili da attuare a causa dei veti incrociati delle grandi potenze, ovvero quelli decisi dall’Onu. L’unica strada percorribile è quella del dialogo tra chi stende la mano e chi risponde usando il coltello con cui sgozza i nemici per tagliarla.

Nessuno può pretendere che Comunione e Liberazione, ben presente i suoi esponenti all’interno del Governo Renzi, possa denunciare la contraddizione di un Esecutivo che si propone di realizzare ciò che il partito da cui dipende ha sempre combattuto. E nessuno può immaginare che dal meeting di Rimini possa partire un appello a Papa Francesco per riflettere sul fallimento dell’Onu.

Un qualche segno, sia pure flebile, di anticonformismo politicamente scorretto sarebbe auspicabile. E necessario. Almeno per non togliere del tutto a Comunione e Liberazione la sua tradizionale capacità critica.


di Arturo Diaconale