Il Tribunale Dreyfus: il ritorno dei Marò

giovedì 7 agosto 2014


Abbiamo appreso dagli organi di informazione che il ministro della Difesa Pinotti, di ritorno dall'Afganistan,si sia "fermata per un saluto" a Nuova Delhi dai nostri connazionali ivi confinati in "libertà provvisoria " da oltre due anni. Beh,non mi sembra una grande consolazione per i nostri concittadini Girone e Latorre, ritrovarsi per poche ore ,magari all'ora del tè ,per un incontro quasi privato da chi dovrebbe battere con forza(unitamente al presidente del consiglio e al ministro degli esteri) i pugni sui tavoli internazionali.

E sorvoliamo per pudore quella richiesta di 400 euro circa dei nostri diplomatici . Veniamo al problema. La prima fase (Monti prima Letta poi) è stata certamente gestita in modo disastroso sia da un punto di vista diplomatico che tecnico giuridico.(a fronte di parcelle milionarie purtroppo sprecate) Primo errore:entrare nelle "acque indiane" consegnandosi di fatto alla giurisdizione indiana. Secondo errore : difendersi nel "processo giurisdizionale indiano" e non dal processo indiano. Bisognava ricorrere da subito alle procedure previste dalla Convenzione delle nazioni unite sul diritto del mare attivando un ricorso unilaterale dell’Italia davanti un arbitro internazionale.

Nel caso di specie la strada era quella del ricorso al Tribunale arbitrale conformemente all' Allegato VII della stessa Convenzione.. Gli articoli 286-296 disciplinano le procedure opzionali o obbligatorie, di natura giurisdizionale o arbitrale di risoluzione di controversie sull’interpretazione e applicazione della Convenzione. Nel caso di specie Il primo paragrafo dell’Art. 287 prevede la possibilità per gli Stati parti di scegliere tra i tre seguenti strumenti giurisdizionali o arbitrali: il Tribunale internazionale per il diritto del mare ; la Corte internazionale di giustizia ; un tribunale arbitrale istituito ai sensi dell’Allegato VII. L’Italia nell'aderire alla convenzione ha effettuato una scelta a favore delle opzioni del Tribunale internazionale per il diritto del mare e la Corte internazionale di giustizia,mentre l’India non ha optato per nessuna delle due. In assenza di corrispondenza nella scelta di una delle tre modalità (art 287 co. 5) e se la controversia non rientra nell’ambito di giurisdizione definito da una dichiarazione in vigore (art 287 co 3), può trovare applicazione il Tribunale arbitrale Allegato VII. Pertanto ai sensi degli art.. 286, 287 l’Italia poteva e può richiedere unilateralmente l’istituzione di un Tribunale arbitrale costituito conformemente all'Allegato VII.

A onor del vero il ministro Terzi di fatto ,anche se dopo un anno,e formalmente con una nota del 11 marzo 2013 aveva dato il via a detta procedura di ricorso alle norme arbitrali della convenzione notificando nei fatti "lo scambio di vedute",indispensabili ex art 283 della Convenzione, dichiarando inoltre di non consentire ai fucilieri italiani il ritorno in india. Le minacce indiane alla nostra diplomazia hanno fatto "tremare" Monti che ha commesso il più grave e vergognoso errore di questa storia :far tornare in India Girone e Latorre. Il governo Renzi ha poi ripreso la strada dell'internazionalizzazione della controversia richiamandosi nuovamente alla disciplina della Convenzione riattivando un faticoso, quanto inutile ,ma tecnicamente necessario, nuovo " scambio di vedute" Al suo insediamento europeo,Renzi,nulla ha detto in merito. Preoccupante. La giurisdizione indiana ha di nuovo rinviato l'udienza e non ha fissato limiti di tempo alla libertà provvisoria.

Bella soddisfazione per il nuovo super team di legali nazionali e internazionali ! Si ma oramai sono passati diversi mesi e nulla si sa al riguardo, soprattutto se vi è stata una richiesta in ordine alla necessità o meno di una misura cautelare provvisoria che comunque preveda il ritorno in patria di Latorre e Girone.

Infatti,nessuno ne parla,ma nella Convenzione è prevista ex art 293 e art 25 dello statuto del Tribunale Internazionale del diritto del mare (al quale ci si può rivolgere comunque),la possibilità di attivarsi unilateralmente per una decisione sulle regole e modalità di applicazione o meno di una misura cautelare,presentando l'istanza alla sede del Tribunale (Amburgo). La fase di dialogo e formali scambi di vedute deve ritenersi superata nei fatti, e si potrebbe chiedere,in attesa del procedimento internazionale,La libertà o una eventuale misura provvisoria da scontare in Patria. Nel frattempo Latorre e Girone "detenuti" illegalmente dal Governo indiano ,sorseggiano un tè amaro col ministro e (forse )tacciono per carità di patria. IL Tribunale Dreyfus seguirà da vicino la vicenda organizzando più sessioni di lavoro sulla storia,cercando di dare il proprio contributo si da privati,ma non in privato,pubblicamente, per tenere viva l'attenzione delle istituzioni sui nostri concittadini.


di Valter Biscotti