Il Governo Renzi: edificio scricchiolante

martedì 5 agosto 2014


Dice il proverbio: chi troppo in alto sale cade sovente, precipitevolissimevolmente. E ciò è quello che la situazione attuale mi porta a prevedere per il futuro non molto lontano del premier Matteo Renzi. Un personaggio che ha basato la sua rapidissima ascesa politica sulle tante aspettative suscitate da una montagna di promesse e di annunci. Ma la realtà dei numeri e delle rilevazioni economiche che vengono divulgate quasi quotidianamente mostra un quadro assolutamente fosco, tale da far accapponare la pelle anche al renziano più convinto.

Tanto è vero che il monolitico consenso che aveva accompagnato la scalata dell’ex sindaco di Firenze comincia a scricchiolare. Da questo punto di vista non si può non segnalare la durissima presa di distanza di Eugenio Scalfari, il quale aveva indicato di votare Renzi alle recenti elezioni europee. Il fondatore de La Repubblica, in un recente editoriale, ha impietosamente bocciato la linea dell’Esecutivo dei rottamatori, arrivando addirittura ad invocare l’intervento della Troika: “Dirò un’amara verità che però corrisponde a mio parere ad una realtà che è sotto gli occhi di tutti: forse l’Italia dovrebbe sottoporsi al controllo della Troika internazionale formata dalla Commissione di Bruxelles, dalla Bce e dal Fondo monetario internazionale”.

D’altro canto, è doveroso aggiungere, non bisogna chiamarsi Scalfari per comprendere il grave impasse economico e finanziario in cui ci ha cacciato la linea dell’insensato ottimismo della ragione ostinatamente seguita da Renzi. Una linea che nei fatti ha reso ancor più critici gli annosi squilibri che stanno portando al fallimento il Paese. Tra tutti un eccesso nel controllo e nella redistribuzione delle risorse realizzato dalla mano pubblica. Lo dimostra appieno la vicenda dei famosi 80 euro, anch’essa valutata molto negativamente dallo stesso Scalfari, finalizzata a ripartire in modo diverso una pressione fiscale in continua crescita, penalizzando soprattutto il risparmio e il mattone.

Tuttavia, in assenza di riforme strutturali dal lato della spesa pubblica, le cose possono solo che peggiorare, con l’arrivo di altre stangate tributarie in autunno per coprire la continue falle che si aprono sui nostri devastati conti pubblici. A quel punto, quando anche i sassi avranno capito in quale baratro ci sta portando il cambiamento dei renziani, è ragionevole ritenere che le fortune dell’attuale premier subiranno una brusca inversione di tendenza.


di Claudio Romiti