Bilancio, chiacchiere e propaganda

sabato 19 luglio 2014


Il ministro dell’Economia ha fatto un significativo passo indietro rispetto a una sempre negata manovra correttiva di bilancio. Intervenendo alla Camera Pier Carlo Padoan, a chi gli chiedeva delucidazioni in merito, ha opposto un laconico “no comment”. Sebbene abbia poi aggiunto che i rilievi europei in merito alla tenuta dei nostri conti pubblici “non tengono conto delle minori spese pianificate ma non ancora specificate nel dettaglio, e dei maggiori introiti come quelle attesi dalle privatizzazioni in via di programmazione”. Il che, tradotto nella lingua dei comuni mortali, significa puntare tutto sulla chimera della cosiddetta spending review e sugli incassi derivanti dalla vendita di pezzi di aziende pubbliche. Peraltro, appare scorretto includere i proventi di qualunque privatizzazione in una azione di contenimento del bilancio annuale, in quanto trattasi di entrate una tantum. Da questo punto di vista, invece, tali proventi dovrebbero essere destinati all’abbattimento del colossale debito pubblico il quale, vorrei ricordare, nei primi quattro mesi dell’anno in corso è cresciuto come l’intero 2013.

Ma a parte questa sottolineatura, mi sembra evidente che l’estrema alea che si cela dietro la citata spending review – divenuta nel tempo una sorta di simulacro – e l’inquietante “no comment” di Padoan fanno presagire il prossimo arrivo di una ulteriore manovra per aggiustare un bilancio messo a dura prova dai saldi elettorali del premier Renzi. E tutto questo nonostante il forte inasprimento fiscale realizzato in questi mesi dal Governo dei rottamatori.

D’altro canto, per chi continua a promettere pasti gratis per tutti, dando a bere al popolo che sia possibile ampliare la già esorbitante presenza dello Stato in ogni ambito della società, la strada per tentare di restare nell’euro, evitando di farsi commissariare dalla famigerata Troika, è a senso unico. Essa porta obbligatoriamente verso un sostanziale aumento della pressione fiscale allargata, con tutte le nefaste conseguenze del caso.

Il resto sono chiacchiere e propaganda.


di Claudio Romiti