Così si va a sbattere contro un treno

martedì 25 febbraio 2014


Il nuovo premier e suoi uomini più fidati lo stanno ripetendo ai quattro venti da tempo: per coprire in parte un forte alleggerimento delle tasse sul lavoro intendono colpire ulteriormente le cosiddette rendite finanziare, titoli di Stato compresi. Su quest’ultimo aspetto Graziano Delrio, braccio destro di Renzi, ha espresso chiaramente un punto di vista estremamente favorevole nel corso della tradizionale intervista domenicale di Lucia Annunziata.

A tal proposito occorre ricordare che negli ultimi anni il risparmio mobiliare degli italiani ha già subito una serie di fortissimi salassi, culminati con la sciagurata applicazione montiana della tobin tax – una sorta di vera mini-patrimoniale che in pochi mesi ha ridotto del 35% gli scambi a Piazzaffari - e con l’incremento lettiano del 25% del bollo sui depositi titoli, altra mini-patrimoniale occulta. Non basta, per le transazioni che avvengono entro i due giorni l’imposta sull’incremento di valore, anche detto capital gain, passa dal 20 al 27%.

In sostanza, senza tediare il lettore con dettagli troppo tecnici, già adesso il sistema di prelievo sugli investimenti finanziari è congegnato in un modo tale da incoraggiare soprattutto i piccoli risparmiatori a tornare al vecchio metodo del mattone. Senza contare gli effetti devastanti che si avrebbero da un seppur minimo ritocco dell’aliquota che grava sui titoli pubblici, vista la dimensione colossale del nostro indebitamento. Il solo annuncio determinerebbe una fuga in massa da Bot, Btp e Cct.

Ciononostante, le prime uscite del nuovo Governo sembrano ignorare tutto questo, prospettando un ennesimo spostamento della tassazione per venire incontro alle grandi aspettative che il suo artefice fiorentino ha creato nel Paese. Ora, su questo punto non c’è molto da dire, anche perché per ora siamo solo ai primi approcci verbali. Tuttavia, se per avventura l’Esecutivo Renzi intendesse adottare una tale filosofia, raschiando il fondo del barile dei nostri risparmi mobiliari per abbattere il costo del lavoro, esso condurrebbe il Paese a sbattere contro un treno in corsa. Questo principalmente per un motivo assai semplice: il sistema nel suo complesso ha ampiamente superato il livello massimo di resistenza fiscale, per così dire. Qualunque altra spintarella nella medesima direzione farebbe inesorabilmente sprofondare il Paese nel baratro del sottosviluppo.

Se Renzi e i suoi non hanno ancora capito che solo tagliando la spesa corrente è possibile alleggerire la tensione economica e finanziaria in atto, il loro fallimento è inevitabile. Nell’interesse dell’intera collettività mi auguro francamente che non sia così. Certo è che queste prime esternazioni dei rottamatori al Governo non promettono nulla di buono.


di Claudio Romiti