“Italicum”, affrontare il Leviatano pubblico

mercoledì 29 gennaio 2014


Come accade da sempre nel teatrino della politica, anche sul tema della legge elettorale si sta producendo una montagna di chiacchiere che poco o nulla hanno a che vedere con i veri scopi della riforma sostenuta da Renzi e Berlusconi. Parole vuote quali "diritto di rappresentanza", "collegamento col territorio", riconoscibilità dei candidati" ed altro vengono usate a mo' di clava soprattutto dai partiti più piccoli, terrorizzati dall'idea di farla finita con l'attuale frammentazione. Ma in realtà, alla luce della grave condizione economica e finanziaria in cui versa il Paese, la semplificazione del quadro politico, attraverso un forte sostegno alla governabilità, che dovrebbe scaturire dal tanto bistrattato Italicum può e deve servire essenzialmente ad una cosa: mettere nella condizione  chi vincerà le prossime elezioni parlamentari di adottare le sempre più necessarie misure per tentare di salvare l'Italia dalla bancarotta.

Misure tanto impopolari che adesso, ancora nell'era del falso bipolarismo, nessuno osa neppure ventilare. Ciononostante se si vuole riportare la barra dell'economia stabilmente nella direzione della crescita ed evitare nel contempo di far fallire lo Stato, determinando una nostra catastrofica uscita dalla moneta europea, occorre affrontare una volta per tutte il Leviatano pubblico che sta divorando ogni speranza futura. Ciò vuol dire essenzialmente abbattere l'insostenibile eccesso di spesa e di tassazione che ci pone ai primi posti nel mondo avanzato. E per farlo non è più possibile raccontare favole, come i risibili tagli ai costi della politica o la chimerica spending review. Si deve invece ragionare sui grandi capitoli di spesa -previdenza, sanità, pubblico impiego e sistema di sovvenzioni e sussidi a pioggia-, andando inevitabilmente a toccare milioni e milioni di cosiddetti diritti acquisiti. 

Per questo motivo risulta fondamentale garantire fin da sùbito a chiunque prevalga nelle urne un lasso di tempo che copra l'intera legislatura, così da consentirgli di sfidare l'enorme impopolarità conseguente all'adozione di vere politiche di rigore sul fronte di una effettiva riduzione del perimetro pubblico. Altrimenti, quale alternativa ad un simile scenario, non dobbiamo che seguire la montante demagogia dei soviet del populismo, grillini in testa, i quali già da tempo sono sulla strada dell'Argentina, con tutte le nefaste conseguenze del caso.


di Claudio Romiti