Il piano di guerriglia dei proporzionalisti

giovedì 23 gennaio 2014


I proporzionalisti meditano vendetta. Da consumare non immediatamente, ma nel corso dell’iter parlamentare necessario all’approvazione della nuova legge elettorale. Per loro, infatti, la partita non si è affatto chiusa con l’accordo tra Renzi e Berlusconi e con il voto a larghissima maggioranza della direzione del Partito Democratico in favore del pacchetto di riforme concordato tra il leader della sinistra ed il leader del centrodestra.

Ai loro occhi questi passaggi sono solo il prologo di una vicenda che è appena agli inizi e che non ha affatto un finale già segnato come crede un po’ troppo arrogantemente ed ingenuamente Matteo Renzi. Il segnale che il gioco è ancora tutto da consumare e decidere è venuto dal voto di astensione della minoranza al termine della direzione del Pd. I bersaniani ed i dalemiani potevano votare apertamente contro e aprire ufficialmente le ostilità nei confronti del nuovo arrembante segretario. Hanno invece preferito uscire dalla sala, come ha fatto Gianni Cuperlo, o scegliere la strada dell’astensione, come hanno fatto tutti gli altri.

Cioè hanno evitato una dichiarazione di guerra ufficiale e hanno praticamente annunciato, con le successive dimissioni di Cuperlo dalla presidenza del partito, che da adesso in poi la strada che intraprenderanno sarà quella della guerriglia non dichiarata da realizzare nelle aule parlamentari in stretta collaborazione con i tanti proporzionalisti nascosti o dichiarati presenti nelle altre formazioni politiche. Il loro progetto, in sostanza, è di condurre una battaglia di logoramento tesa a frenare ed a fiaccare la spinta riformista impressa da Renzi e Berlusconi alla situazione politica italiana fino a farla esaurire del tutto. Il terreno su cui si svolgerà questa resistenza all’innovazione sarà il Parlamento.

Le armi con cui si combatteranno le varie forme di guerriglia saranno gli emendamenti ed i voti segreti. E gli alleati su cui si potrà contare saranno non solo i post-democristiani proporzionalisti dei “cespugli” centristi, dagli alfaniani ai casiniani, dai neo-popolari ai montiani. Ma saranno anche quei grillini che di fronte al rischio di essere emarginati da sistema bipolare ipotizzato da Pd e Forza Italia, faranno di tutto per favorire la conservazione del proporzionale puro disegnato dalla Corte Costituzionale. Al momento sembra che lo slancio innovativo dei bipolaristi sia destinato a prevalere facilmente sui nostalgici della Prima Repubblica. Ma è bene non illudersi troppo sulla possibilità che nel giro di un anno si possa varare la nuova legge elettorale e riformare la Costituzione.

Il percorso in Parlamento delle riforme sarà lento e pieno di trappole ed agguati. E potrà contare su una serie di fattori esterni, come la pausa per le elezioni europee ed il successivo semestre italiano di presidenza dell’Unione Europea, per disinnescare la minaccia con cui Renzi pensa di poter costringere i nostalgici proporzionalisti a gettare le armi ed a rinunciare alla guerriglia. Quella della denuncia dei sabotatori delle riforme e di un appello al corpo elettorale per liquidare una volta per tutte chi da trent’anni a questa parte blocca ogni processo innovativo. Malgrado tutto, però, non è detto che l’impaludamento delle riforme progettato dai proporzionalisti riesca. I nostalgici giocano solo nel Palazzo. Gli innovatori possono contare sulla volontà dei cittadini.


di Arturo Diaconale