Renzi e il miracolo della Consulta

giovedì 16 gennaio 2014


La Consulta ha fatto il miracolo di ribaltare i ruoli. Quelli che prima si opponevano alle elezioni anticipate a maggio, oggi incominciano a pensare che andare al voto prima possibile potrebbe diventare la loro unica speranza di sopravvivenza politica. Viceversa, quelli che fino a ieri chiedevano a gran voce le elezioni prima possibile incominciano a temere che un’ipotesi del genere farebbe saltare in aria tutti i loro propositi di riformare in maniera radicale l’attuale sistema politico italiano. Lo strumento con cui la Corte Costituzionale ha realizzato il miracolo è la sentenza con cui ha tolto definitivamente di scena il cosiddetto Porcellum.

Le motivazioni della sentenza non si sono limitate a cancellare la vecchia legge, ma hanno di fatto ritagliato sulla precedente normativa una nuova legge elettorale con cui, in caso di scioglimento delle Camere ed in mancanza di una riforma sul sistema di voto, si dovrebbe andare al voto. Si tratta di una legge di risulta, che elimina il premio di maggioranza alla Camera e che di fatto reintroduce il proporzionale, ma mantiene lo sbarramento del quattro per cento per Montecitorio e l’otto per cento per Palazzo Madama ed il limite del dieci per cento per le coalizioni.

In pratica, se il Governo Letta dovesse cadere e se la crisi producesse il ricorso alle elezioni anticipate, si andrebbe a votare con un sistema che impedirebbe ogni forma di bipolarismo, favorirebbe la sopravvivenza di tutti i partiti minori dell’attuale panorama parlamentare e renderebbe obbligatorie le larghe o piccole intese per la stabilità futura del Paese. Si capisce, allora, il ribaltamento dei ruoli. Il Nuovo Centrodestra di Alfano, i centristi di Mauro e Casini, i montiani di Scelta Civica, che fino a ieri si opponevano al rilancio del bipolarismo e del maggioritario fatto da Matteo Renzi, hanno oggi un’arma potentissima nelle loro mani. Possono tranquillamente continuare a bloccare ogni tentativo di riforma elettorale senza avere alcuna paura delle elezioni anticipate.

Anzi, possono addirittura lavorare perché si realizzino al più presto visto che andare al voto con il sistema disegnato dalla Consulta renderebbe immutabile la formula delle piccole intese tra un Pd partito di maggioranza relativo ed i “cespugli” di centro e gli scissionisti del centrodestra divenuti determinanti a vita per la stabilità dei futuri governi di coalizione. Per Matteo Renzi, che si è posto come obiettivo la fine delle intese innaturali tra il suo partito e le forze minori centriste e moderate e punta ad un bipolarismo di impianto presidenzialista, si tratta di un ostacolo di non poco conto. Perché sa bene di non poter contare sulla compattezza dei gruppi parlamentari del Pd nel portare avanti una riforma bipolare concordata con Berlusconi.

E, se non vuole che al voto si vada con il sistema che riproduce i governi di coalizione fondati sulle piccole intese, deve incominciare a frenare sugli affondi contro il Governo Letta e contro i veti e le resistenze degli alfaniani. Magari incominciando a pensare che in fondo non aveva tutti i torti il Cavaliere quando sosteneva che anche la Corte Costituzionale era uno strumento politico al servizio di chi ha nostalgia della Prima Repubblica e si oppone a qualsiasi riforma e cambiamento nel nostro Paese.


di Arturo Diaconale