La nomenklatura e il Renzi-pompiere

martedì 10 dicembre 2013


Ci sono due fenomeni di massa a segnare la prima decade di dicembre e che vanno assolutamente considerati in maniera collegata. Da un lato c’è il successo di Matteo Renzi che segna sicuramente una svolta epocale nella storia della sinistra italiana erede del Pc e della Dc di sinistra. Dall’altro c’è la protesta dei Tir e dei Forconi che minaccia di bloccare l’Italia partendo dal Sud ed espandendosi progressivamente verso le regioni centrali e settentrionali del Paese. Perché i due avvenimenti non possono essere considerati in maniera separata come vanno facendo in queste ore i principali responsabili della politica nazionale ed i loro conformisti comunicatori distinguendo tra politica ed antipolitica? La ragione è temporale.

Nel senso che in attesa che la svolta epocale di Renzi produca i suoi effetti sulla scena politica nazionale, la spinta che autotrasportatori, Movimento dei Forconi, autonomi, partite Iva e cittadini infuriati per l’oppressione fiscale può determinare conseguenze destinate ad anticipare i normali tempi lunghi delle vicende politiche nostrane. Nessuno sa ancora quale voglia essere l’obiettivo primario della svolta di Renzi. Se la rimozione del vecchio apparato del Partito Democratico uscito pesantemente sconfitto dalle primarie. O se anche gli attuali equilibri di governo. Sappiamo però che il Presidente del Consiglio, Enrico Letta, forte del sostegno del Capo dello Stato Giorgio Napolitano e dei partiti rimasti nella sua maggioranza, puntano ad incanalare la spinta innovatrice di Renzi nell’alveo di una governabilità che dovrebbe durare almeno per tutto il prossimo 2014.

La questione dei due fenomeni di massa si pone, quindi, in termini fin troppo semplici. Può il sistema politico nel suo complesso e l’assetto governativo in particolare reggere fino al 2015 le spallate che vengono in maniera assolutamente spontanea da una parte consistente della società nazionale non più in grado di reggere il peso insopportabile della crisi? La risposta che viene normalmente data a questo quesito è che l’unica difesa contro le tensioni sociali è rappresentata da una corretta ed efficace azione di governo. Ma, a parte la considerazione che fino ad ora questa azione non è stata né corretta, né efficace e che, al contrario, il Governo Letta ha brillato per una sostanziale inazione, quanto tempo potrà passare prima che l’innervamento del governo da parte della linfa innovatrice proveniente da Renzi potrà determinare qualche effetto positivo?

Il dramma è che la protesta dei Tir e dei Forconi, considerata dalla nomenklatura del Paese un semplice esempio di folkloristica antipolitica, rischia di essere una scintilla destinata ad accedere un incendio di vaste proporzioni difficilmente domabile. Nel Paese la tensione cresce. E non tocca solo frange ristrette ma incomincia a dominare nella stragrande maggioranza delle fasce più deboli e di un ceto medio criminalmente colpito dai provvedimenti dissennati imposti dall’Unione Europea. Pensare che tocchi a Renzi di fare il pompiere è una speranza coltivata da quanti ambiscono a conservare per lungo tempo posti e privilegi. Bisogna vedere se il nuovo segretario del Pd sia disposto, dopo essere stato eletto con la promessa di fare piazza pulita della vecchia classe dirigente, a mettersi al servizio di questa stessa classe dirigente per garantirle la conservazione!


di Arturo Diaconale