venerdì 6 dicembre 2013
Il sospetto, diceva ai tempi dell’Inquisizione il Cardinale Bellarmino, è l’anticamera della verità. In base a questa massima, che in tempi più recenti ha trovato vaste applicazioni da parte di parecchi magistrati decisi ad applicare i metodi dell’Inquisizione alla loro vocazione giustizialista, molti hanno ipotizzato che la decisione della Consulta di bocciare il “Porcellum” abbia avuto un’ispirazione particolarmente autorevole. I malpensanti, in sostanza, non appena hanno saputo della sentenza con cui la Corte Costituzionale ha cancellato la vecchia legge elettorale, hanno immediatamente pensato che la decisione sia stata favorita da una discreta ma concreta azione di moral suasion proveniente dal Colle più alto della Capitale.
Sarebbe stato, in sostanza, il Quirinale ad ispirare, come lo Spirito Santo nel Conclave, gli autorevolissimi componenti della Consulta. E questa azione sarebbe stata motivata dalla preoccupazione di sgomberare il campo della politica dalla tentazione, nutrita da più parti, di andare alle elezioni anticipate in tempi rapidi puntando sui vantaggi che sarebbero venuti dalla conservazione del Porcellum. Vero? Falso? Nessuno è in grado di dare una risposta certa. Ma il fatto stesso che il sospetto sia girato con insistenza in tutti gli ambienti politici dimostra da un lato che molti attribuiscono a Giorgio Napolitano la volontà e la capacità di influenzare pesantemente sulla vita politica nazionale e dall’altro che la sentenza della Corte Costituzionale rappresenta oggettivamente un freno all’ipotesi delle elezioni anticipate.
Le due indicazioni non si escludono. Perché non è un mistero per nessuno che il Capo dello Stato sia fortemente contrario ad una nuova interruzione anticipata della legislatura. Lo ha detto e ridetto più volte. Ma, soprattutto, non si è limitato alle affermazioni ed agli auspici ma ha anche operato concretamente per tenere in piedi il Governo di Enrico Letta e per creare le condizioni per una sua sopravvivenza fino almeno al 2015. È un dato di fatto, inoltre, che la sentenza della Consulta abbia come diretta conseguenza politica quella di creare una serie di ostacoli sulla strada dei fautori delle elezioni anticipate.
Perché tornare semplicemente al vecchio “Mattarellum” non appare una soluzione praticabile (bisognerebbe inventare collegi esteri o abolire il voto agli italiani emigrati). E perché trovare un accordo in poco tempo su una nuova legge elettorale dopo che per anni non si è riusciti a raggiungere un qualche compromesso in grado di superare il Porcellum, sembra essere un’impresa quasi disperata. Sono in grado Renzi, Grillo e Berlusconi, cioè quelli che avrebbero tutto l’interesse a votare a marzo, di superare questa barriera posta dalla Corte Costituzionale e sicuramente apprezzata dal Presidente della Repubblica? La risposta è negativa tranne per un aspetto che riguarda quelli che inneggiano allo sbarramento creato dalla Consulta contro lo scioglimento anticipato della legislatura.
La bocciatura del Porcellum delegittima totalmente l’attuale Parlamento formato da nominati che non sono stati scelti direttamente dagli elettori e svuota di ogni forza ed autorevolezza la larghissima maggioranza del Partito Democratico alla Camera conquistata grazie ad un premio di maggioranza incostituzionale. E questa delegittimazione generale si scarica anche sul Presidente della Repubblica, eletto per ben due volte alla suprema carica dello Stato grazie ai voti di parlamentari privi del necessario consenso degli elettori. Questa delegittimazione del Parlamento e dello stesso Quirinale non ha effetti immediati. I delegittimati possono rimanere tranquillamente al loro posto.
Ma solo per il tempo necessario a varare una nuova legge elettorale in sostituzione del Porcellum. Non appena la “porcata” sarà stata sostituita, il Parlamento dei nominati dovrà necessariamente uscire di scena rimettendo al corpo elettorale il compito di dare vita a nuove assemblee elettive che dovranno come primo atto eleggere un nuovo Capo dello Stato. Nessuno si dovrà stupire, allora, se ad accordarsi sulla nuova legge elettorale saranno Renzi, Grillo e Berlusconi!
di Arturo Diaconale