Le schermaglie tra Renzi e Cuperlo

martedì 26 novembre 2013


Come è noto, Renzi e Cuperlo se le sono date di santa ragione alla Convenzione nazionale del Partito Democratico. E mentre il pupillo dei post-comunisti accusava il sindaco di Firenze di voler essere “il volto buono della destra”, quest’ultimo rispondeva a Cuperlo che non appare conveniente neppure fare “il volto peggiore della sinistra”.

Sostanzialmente in queste due semplici battute è rinchiusa l’essenza del posizionamento politico dei due maggiori candidati alla corsa per la segreteria democratica: Cuperlo saldamente fermo sulle posizioni “moderatamente” collettiviste della vecchia tradizione Pci-Pds-Ds; Renzi deciso ad allargare, almeno a chiacchiere, la prospettiva politica di una sinistra considerata programmaticamente logora. Ovviamente chi crede in qualche modo che la salvezza del Paese passi per una riduzione dell’intervento pubblico in economia, l’impostazione cuperliana appare lontana anni luce da una linea politica ragionevole. D’altro canto, il pupillo di Bersani, che creda o meno nella sua improponibile ricetta, ha scelto di interpretare le esigenze di chi, all’interno della sinistra, è storicamente assai contiguo alle tesi di Sinistra Ecologia Libertà e affini, in contrapposizione al presunto blairismo dei renziani.

Pertanto, partendo da un simile versante politico, risulta scontato che l’ultimo segretario della Federazione giovanile comunista vada in giro a raccontare che ci vuole ancora più Stato e più spesa pubblica, tassando e tartassando il popolo pagatore. Il problema, semmai Cuperlo dovesse per avventura ribaltare una sconfitta ormai annunciata, si porrebbe in seguito. Per come si stanno mettendo le cose nel nostro disgraziato Paese di Pulcinella, l’alternativa al fallimento non può certamente venire da un ulteriore inasprimento delle ragioni strutturali che ci hanno condotto a questo punto.

Come ho già avuto modo di scrivere su queste pagine, chiunque si trovasse all’indomani della fallimentare esperienza delle cosiddette larghe intese a governare l’Italia, non potrebbe prescindere dall’usare l’ascia sul fronte del perimetro pubblico, pena la catastrofica implosione di un sistema fin troppo collettivizzato. Ma per farlo occorre preparare il terreno, evitando di raccontare l’eterna favola delle cornucopie di sinistra. Caro Cuperlo, come ogni persona di buon senso ha ormai ben compreso, i soldi per continuare a riproporre le sue vetuste ricette sono finiti da un pezzo.


di Claudio Romiti