sabato 16 novembre 2013
Finirà come finirà. Di certo lo scenario prossimo venturo, cioè fra qualche giorno, sarà di quelli da non perdere. C’è da giurarci. Ma andiamo con ordine. Dunque, a che punto siamo della notte? Ah, sì: quasi ci siamo. La notte della politica ci lascia scorgere i profili della scomposizione. Fra qualche ora persino Scelta Civica, la nobile cordata centrista in loden, si sfascerà. Non si sa che fine faranno alcuni suoi promotori e non ci interesserebbe più di tanto saperlo se non fosse per la compresenza di uno dei pochi che sappia fare politica, quel Casini che, molto probabilmente, studierà al più presto un orizzonte meno avaro e più luminoso al posto di quello dove aveva collocato la stella (spenta) di Monti. Vedremo.
Anche il Pd non nuota, come si dice, in buone acque, se è vero come è vero che la trionfale cavalcata renziana sembra incontrare ostacoli alti, anzi, massimi, grazie a quel Massimo D’Alema che, non rassegnatosi alla rottamazione d’antan, se ne guarda bene dall’offrire il collo alla rinnovata ghigliottina del sindaco fiorentino ma, al contrario, si è messo di traverso minacciando (addirittura!) inauditi scenari, tipo scissione o giù di lì. Parole, si sa, parole, parole, parole. Ma come pietre sulla corazza invincibile (!?) del non ancora quarantenne lanciato da De Benedetti con un bacio che, a qualcuno, è sembrato quello della morte. Vedremo. La terza scomposizione in atto dentro il corpaccione di quel Pdl che sembra la Torre di Pisa che pende che pende e mai cade giù.
La guerra interna, in mancanza di qualsiasi regola normatrice, si svolge alla stregua di una notte (e giorno) dei lunghi coltelli temperati da Berlusconi che si dedica a cene e pranzi mediatori pur sapendo che la mediazione la può fare uno e solo uno. Se la vuole fare, e se ascolta il suo amico Fedele. Adesso si sfoga dicendo che andrebbe volentieri ad Antigua, se potesse. Ma si vede che in fondo in fondo, non gli dispiace che sempre intorno a un Re Sole come lui ruotino tutti i satelliti, da Cicchitto, il più lucido, invero, di quella simpatica ghenga, a Fitto alla Santanchè, a Verdini e, ca va sans dire, ad Alfano. Si vede e quasi si sente il morbido approccio del leader supremo al suo delfino, si avvertono fin quassù i toni felpati di un affetto reciproco e di una stessa leggerezza di padre in figlio dove ognuno dice le cose insegnate e imparate rimanendo sempre sulle stesse posizioni, ma con delicatezza e stile come si conviene a due che si vogliono bene.
Sicché, se non ci fosse il sabato fatale, i due andrebbero avanti all’infinito, ben oltre l’annus horribilis, ben oltre le stremate faccende del quotidiano lavorio per mettere d’accordo falchi e colombe ma, come si dice, maiora premunt e il sabato è già qui e nessuno dei due - questo è il bello dei “partiti senza”, e di un partito che tale non è da sempre - sa come finirà. C’è però un fatto, dentro le parole, i coltelli, i falchetti, le colombe e i pappagalli (felicissimo cicchittismo) che la scissione non serve a nessuno, che dividersi è una stupidaggine per l’ovvio motivo che nessuno dei due ci guadagnerà, né oggi né domani. Ah, già, c’è la decadenza e, quindi, se la votano quelli del Pd alleati (molti dei quali stanno amaramente riflettendo sullo sbaglio politico iniziale di non essersi rivolti alla suprema corte, ma tant’è) basta alleanza, basta governo, basta Letta, tutti a casa, anzi alle elezioni.
Già, ma per fare cosa, per perdere con Renzi o con Grillo e col Porcellum? Ma dai... E poi, votare la decadenza come spettacolo circense ad uso di tutti i media, tutti ma proprio tutti, alla over the world, per fare vedere la lotta gladiatoria dell’ultimo vero gladiatore e poi bere il suo sangue, in diretta sulla CNN? Ecco, questa del sangue bevuto “live” è uno spettacolo da offrire gratis? Perché non vogliono assaporare il sangue della Santanchè o di Alfano ma il suo, proprio il suo, del Capo. E allora diciamocelo, cui prodest? Niente decadenza, niente sangue, niente show, niente spettacolo nell’arena dove, peraltro, ogni difesa sarebbe inutile. Pensaci, Silvio. Perché de te fabula narratur e dunque non offrirti a questo immondo show. Ed eccoci alla fine.
La scomposizione in atto porterà fra due o tre settimane ad uno scenario davvero unico al mondo, perché l’Italia politica è davvero un unicum: avremo tre leader, Berlusconi, Grillo e Renzi fuori dal Parlamento. Fuori, capito? E con la voglia matta di mandare a carte quarantotto proprio questo Parlamento. Per andare dove? Per vincere, si suppone. Ma va là. Povero Letta. E, soprattutto, povero Napolitano: attenti a quei tre!
di Paolo Pillitteri