Gli alfaniani, il destino dell’isoletta lontana

giovedì 14 novembre 2013


Fabrizio Cicchitto non è un novellino della politica. È un personaggio navigato, esperto e soprattutto temprato non solo dalle battaglie combattute negli ultimi vent’anni al fianco e dentro il centrodestra ma, soprattutto dagli scontri roventi tra correnti contrapposte che erano il pane quotidiano dei dirigenti del vecchio Partito Socialista Italiano. Non è immaginabile, quindi, che un personaggio forgiato in una fornace alimentata dalle fiamme dei contrasti tra autonomisti, craxiani, lombardiani , demartiniani e via di seguito possa essere spaventato dalle presunte minacce dei cosiddetti lealisti da proporre alla componente alfaniana di disertare i lavori del Consiglio Nazionale.

Cicchitto sa bene che difficilmente al Palazzo dei Congressi potranno scoppiare quelle risse fisiche che nei congressi socialisti non mancavano mai. E sa altrettanto bene che al massimo ci potrà essere un qualche scontato e innocuo scambio di insulti tra i lealisti e gli alfaniani più accesi e meno campaci di controllo. Non è dunque il timore di essere coinvolto in qualche baruffa ad averlo spinto a proporre alla propria componente di non partecipare ai lavori del Consiglio Nazionale. E non è neppure la preoccupazione di non voler far contare la reale consistenza del gruppo dei governativi. Perché si conta anche per sottrazione. Ed è fin troppo facile verificare l’eventuale scarto tra i presenti e gli assenti non casuali o accidentali ma volontari.

In realtà, poiché Cicchitto è un politico di lungo e sperimentato corso, la sua proposta di ricorrere all’Aventino ha un significato politico fin troppo evidente. Disertare significa proclamare la rottura, la separazione, la scissione. Può essere che sul modello dello strappo di Livorno (Cicchitto conosce a perfezione la storia del Partito Socialista Italiano) gli alfaniani si riuniscano in qualche teatro dell’Eur per annunciare la nascita del partito dei diversamente berlusconiani. Può anche essere che invece di ritrovarsi nell’equivalente del teatro San Marco di Amadeo Bordiga e Antonio Gramsci gli alfaniani chiedano ospitalità in qualche sala di Palazzo Chigi.

In ogni caso l’assenza dal Palazzo dei Congressi segnerà la fine del Pdl e la nascita da un lato di Forza Italia e dall’altro di un nuovo soggetto politico che come unica caratteristica avrà quella di essere più leale al governo in carica guidato dal Pd Enrico Letta che al proprio leader naturale. Anatema Cicchitto e gli alfaniani? Nient’affatto! In politica ognuno è artefice della propria fortuna. Anche chi deve questa fortuna al Cavaliere! Semmai un paio di domande di natura politica.

Che riguardano il momento in cui anche questo governo, come tutti quelli che lo hanno preceduto, dovrà passare la mano per consunzione o per l’impossibilità di governare efficacemente la crisi. In qualche isoletta del Pacifico i difensori ad oltranza del governo diventato delle strette intese continueranno a combattere? E con quale progetto politico visto che il solo di cui dispongono (la difesa ad oltranza del governo) si sarà nel frattempo esaurito?


di Arturo Diaconale