mercoledì 9 ottobre 2013
A proposito delle recenti vicende che dividono il Pdl, l’affermazione più seria sembra essere quella fatta da Vittorio Sgarbi l’altro giorno nel corso di un dibattito televisivo. Sgarbi ha infatti asserito che Berlusconi dovrebbe ringraziare Alfano, il quale gli ha fatto un vero e inatteso piacere, liberandolo da diversi soggetti infidi e completamente privi di seguito elettorale.
Sgarbi accredita Alfano di non più del 2% in sede elettorale e perciò ritiene che il danno per il Pdl sia irrilevante. È il caso di dare ampia ragione al ragionamento di Sgarbi, il quale, pur non essendo un politico di professione, comprende meglio e di più dei veri politici come stanno le cose. E le cose stanno precisamente così. Berlusconi non ha nulla da temere dal fatto – finora solo minacciato – che Alfano e i suoi costituiscano gruppi parlamentari separati e che puntino ad un partito autonomo. Infatti, il vero problema politico non è la divisione del Pdl – l’ultimo esempio di cose che accadono da sempre in ambito partitico (basti pensare al Psdi di Saragat, nato dopo la scissione di palazzo Barberini dal Psi di Nenni) – ma è la tenuta elettorale del partito di centrodestra.
Ma in proposito non ci sono problemi, naturalmente a certe condizioni. La prima è che Berlusconi comprenda che se anche gli riesce molto doloroso, e al limite insopportabile, assistere alla divisione della sua creatura politica, essa è a tutto beneficio di lui e degli italiani. Infatti, da un lato, che prendano altre strade personaggi quali Alfano o Cicchitto non può che far bene all’elettorato di centrodestra, coagulandolo ancor più attorno ad idee che nessuno di costoro era in grado davvero di difendere e diffondere: essi erano e sono pura zavorra.
Dall’altro lato, Berlusconi può oggi toccare con mano quanto male abbia fatto in tutti questi anni ad evitare di formare una classe dirigente che fosse insieme competente ed affidabile, trovandosi invece a dover fare i conti con gente di questo tipo alle cui peripezie oggi stancamente siamo costretti ad assistere. Basta assistere infatti a un dibattito televisivo per accorgersi della sostanziale impreparazione di tanti esponenti politici del Pdl, della loro incapacità di godere di un reale respiro politico, della mancanza di senso delle istituzioni.
Al contrario, la sinistra ha sempre curato con maniacale attenzione il personale politico reclutato e la sua formazione e, dal suo punto di vista, ha fatto benissimo. Per questo motivo, non c’è storia quando in televisione si confrontano, per esempio, l’ex magistrato Casson e la Prestigiacomo oppure Cicchitto e D’Alema. Che alcuni di questi se ne vadano perciò non può che far bene (anche se altri, ancora rimasti, farebbero bene a far le valigie...). La seconda condizione sta nel fatto che dal momento che Berlusconi è stato sterilizzato dalla magistratura, facendosene una ragione e comprendendo che ormai è ultrasettantenne, la figlia Marina si convinca a prenderne il posto nel cuore dell’elettorato moderato.
Lei ha tutte le caratteristiche per farlo in modo egregio: è bravissima, tenace, tosta quanto basta, intelligente e soprattutto ha su tutti gli altri due enormi vantaggi. Il primo è che si chiama Berlusconi e perciò garantisce un marchio di fabbrica affidabile e sicuro. Il secondo è che è donna, e oggi ciò conta moltissimo: sarebbe il primo caso nella storia d'Italia di una donna candidata a capo del governo e così i moderati batterebbero sul tempo anche i più sinistrorsi. Naturalmente, Berlusconi continuerebbe a far politica in senso alto e nobile, non dietro le quinte, ma sopra le teste di quelli che non vedono ciò che dovrebbero vedere e non capiscono ciò che dovrebbero capire: anzi, potrebbe approfittare dell’ottima occasione offerta da Alfano, per invitare alcuni altri che ancora non l’avessero fatto a seguirne l’esempio (per esempio, Verdini, la Prestigiacomo, ecc.), cercando davvero di formare una classe dirigente di livello (a proposito, dov’è finito Marcello Pera?).
Però, bisogna far presto. Non c'è molto tempo, prima che Alfano, succubo di Letta, consegni letteralmente l'Italia alla sinistra, senza neppure combattere: già si sta per reintrodurre l’Imu, si darà l’Alitalia alla Francia e nessuno dirà la verità sull’Iva, vale a dire che aumentarla produce di filato una riduzione del gettito fiscale. Ecco perché bisogna chiedersi: ma questi – da Letta ad Alfano che gli tiene il moccolo – ci sono o ci fanno? Letta ed Alfano (con i loro partiti di riferimento) non concederanno peraltro le elezioni prima dell'inizio del 2015, fra poco più di un anno: e un anno è un tempo esiguo per fare tutto questo. Eppure, Berlusconi può farcela, è il solo che può farcela perché ha quello che tutti gli altri non hanno: il consenso elettorale. Alla fine dei giochi soltanto questo conta.
di Vincenzo Vitale