Renzi non sarà mai il Blair italiano

sabato 14 settembre 2013


Tutto lascia crede che la finestra del voto anticipato a novembre si sia ormai chiusa. Perché difficilmente il Pdl potrà provocare la crisi in seguito ad un voto favorevole alla decadenza di Berlusconi dei rappresentanti del Pd nella Giunta del Senato. Il voto scontato di mercoledì prossimo del partito di Guglielmo Epifani per la liquidazione del Cavaliere non sarà il punto di arrivo del processo per la decadenza ma solo quello di partenza.

 Al voto della Giunta dovrà necessariamente seguire il voto dell'aula di Palazzo Madama, con ogni probabilità preceduto da un intervento del diretto interessato Silvio Berlusconi. E solo dopo il messaggio del Cavaliere ed un voto a scrutinio segreto che potrebbe riservare sorprese, la vicenda dell'espulsione dal Parlamento del leader del centro destra vedrà il suo epilogo. Troppo tardi, quindi, per votare a novembre.

 La quasi certezza che non sarà il Pdl a staccare la spina nella prossima settimana provoca automaticamente la considerazione che da quel momento in poi il vero pericolo di crisi di governo e di elezioni anticipate potrà venire quasi esclusivamente dalla fase congressuale del Partito Democratico. Sarà Matteo Renzi, allora, a fare lo sgambetto ad Enrico Letta e ad aprire una fase politica destinata a sfociare nel voto anticipato nella primavera del prossimo anno, qualche settimana prima delle elezioni europee ? L'ipotesi non è affatto peregrina.

Perché il giorno stesso in cui Renzi dovesse essere eletto ( o acclamato) segretario del Pd, la sorte del governo sarebbe segnata. Per la semplice ragione che il sindaco di Firenze sa bene che i vecchi mandarini disposti ora a sostenerlo lo fanno solo per meglio condizionarlo. E sa ancora meglio che aspettare fino al 2015 prima di puntare alla premiership lo esporrebbe al facile rischio di farsi cucinare a fuoco lento dai suoi inaffidabili sostenitori.

Renzi, in sostanza, ha una sola possibilità di non diventare un segretario ostaggio della nomenklatura interna del Pd: usare la segreteria per candidarsi immediatamente alla guida del paese, unica posizione di forza che gli potrebbe consentire una volta installato a palazzo Chigi di fare piazza pulita all'interno del partito. Ma è proprio la consapevolezza che la strada del sindaco di Firenze sia di fatto obbligata a rappresentare il suo maggiore elemento di debolezza. Da adesso in poi i nemici del voto anticipato a marzo o ad aprile diventano automaticamente i nemici di Renzi. Non sarà solo Enrico Letta a mettere i bastoni tra le ruote al battutista fiorentino.

Lo faranno, apertamente o dietro le quinte, tutti quelli che hanno interesse a conservare il proprio “ sgabello” governativo o parlamentare e se ne infischiano delle ambizioni renziane. Fino ad ora nessuno si è permesso di chiedere all'aspirante segretario-premier con quali alleati vorrebbe diventare il Blair italiano. C'è da credere che da adesso in poi l'interrogativo diventerà il tormentone che dominerà la discussione precongressuale e congressuale del Pd. Potrà diventare il Blair italiano alleandosi con Vendola o con Beppe Grillo ? E se non vorrà allearsi con Vendola e con la sinistra con quali truppe il buon Renzi cercherà di conquistare la segreteria e la candidatura a premier? Con quelle di Franceschini?


di Arturo Diaconale